ROMA – Peggio dell’11 settembre, strade e piazze più vuote di Kabul, un’ecatombe, Italia “paese lazzaretto” e italiani da mettere in quarantena. Sono amare e disperate le parole degli operatori del mondo del turismo messo in ginocchio dal ciclone coronavirus. Un mondo che si trova a fare i conti non con “cali” ma con “l’assenza quasi totale” di prenotazioni e quindi ricavi. Un mondo colpito nella sua interezza dal congressuale ai balneari, dalle città d’arte ai parchi divertimento, dalle gite scolastiche al lusso.
Domani mattina le principali associazioni di categoria si siederanno al tavolo convocato al Mibact per valutare i danni e affrontare le criticità che il settore sta vivendo. E nel consiglio dei ministri previsto in serata dovrebbe essere approvato il decreto con gli interventi per il Coronavirus dal quale c’è chi si aspetta primi aiuti per il turismo. Già oggi il ministro Franceschini ha provato a confortare gli operatori e ha espresso la volontà di intervenire: “Il settore più impattato direttamente dalla crisi del coronavirus è il turismo. Stiamo pensando a misure immediate e poi insieme costruiremo un rilancio dell’immagine dell’Italia che sono sicuro che sarà rapido”, ha detto a Napoli, a margine dell’incontro bilaterale con i ministri francesi.
“Vediamo Milano e le nostre città più importanti vuote come Kabul, sentiamo il Kuwait che manda un volo per riprendersi i suoi cittadini, tra un po’ ci chiuderà la frontiere anche l’Iraq dove scoppiano 50 bombe al giorno… Questo dà la misura dell’immagine che stiamo dando all’estero. L’unica soluzione è che queste città importanti, che hanno una rilevanza internazionale, tornino alla normalità…” si sfoga il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca che chiede da subito uno slittamento o addirittura una moratoria dei costi fiscali e la cassa integrazione in deroga applicata agli alberghi (sulla falsariga di quello che è successo per il terremoto del Centro Italia).
“A Milano – dice – abbiamo cali di più dell’80%, ci sono alberghi da 150-200 camere con 6 stanze occupate o anche meno. Stessa cosa a Firenze, ancora peggio a Venezia. E cali a picco anche a Roma, che è completamente fuori dalla zona rossa. E soprattutto non entra nemmeno una prenotazione, né per il futuro prossimo ma neanche per maggio. E quel che è peggio è che non riguarda solo le regioni colpite dall’ordinanza ma si sta allargando a macchi d’olio a tutta l’Italia. Non mi vengano a dire che è un periodo di bassa stagione: a febbraio tra congressi, fiere e Carnevali per molte zone è altissima stagione”.
“E’ il momento più buio, neanche l’11 settembre aveva inciso così pesantemente. Il comparto è già in zona rossa, e come tale va trattato” dice Vittorio Messina, presidente di Assoturismo Confesercenti che calcola che in meno di una settimana dall’esplosione dell’allarme, alberghi, b&b e agenzie di viaggio hanno già visto andare in fumo 200 milioni di euro di prenotazioni per il mese di marzo.
“Domani al tavolo convocato dal ministro chiederemo immediati provvedimenti a difesa delle nostre imprese, che rischiano nel prossimo trimestre di vedere, per i soli viaggi in Italia,circa 22 milioni di presenze in meno con una perdita di spesa di 2,7 miliardi di euro” dice il presidente di Confturismo Confcommercio, Luca Patanè. Federturismo Confindustria chiede aiuto al Segretario Generale dell’Organizzazione mondiale del turismo dell’Onu (Unwto) per un piano d’azione di emergenza: “L’Italia oggi è fuori dal mercato turistico internazionale e molti Governi, dall’Irlanda a Israele, ci hanno incluso tra i paesi sconsigliati per i viaggi di piacere e per le trasferte di lavoro. Alle migliaia di cancellazioni, si aggiungono le mancate prenotazioni per tutto il secondo semestre 2020, normalmente già a buon punto in questa parte dell’anno”.
Assai preoccupata anche Astoi Confindustria che riunisce il 90% dei tour operator italiani. “La situazione – ammette il vicepresidente Andrea Mele – è drammatica. Nella mia carriera ho passato la Sars, lo tsunami, ma una cosa come questa non l’avevo mai vista”.