CATANIA – Il processo a Matteo Salvini per sequestro di persona nell’ambito dell’inchiesta sui migranti bloccati sulla nave Gregoretti sarà celebrato davanti al Tribunale ordinario di Catania. La sezione sarà determinata dal tipo di reato contestato: quella che tratta i sequestri di persona. Del collegio giudicante non potranno fare parte i magistrati del Tribunale dei ministri che hanno chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’allora ministro dell’Interno.
L’iter sarà ordinario, con tre gradi di giudizio. L’accusa sarà sostenuta in aula dalla Procura distrettuale di Catania, che aveva chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. E’ quanto prevede la legge Costituzionale del 16 gennaio 1989, n.1. Composta da 14 articoli, porta la firma degli allora Guardasigilli Giuliano Vassalli e presidente del Consiglio dei ministri Ciriaco De Mita. E’ stata emanata dall’allora presidente della Repubblica Francesco Cossiga. In particolare l’art. 11 afferma che “per i reati commessi dal presidente del Consiglio dei ministri e dai ministri nell’esercizio delle sue funzioni” la “competenza appartiene in primo grado al Tribunale del capoluogo del distretto di Corte d’appello competente per territorio”.
Lo stesso articolo spiega che “non possono partecipare al procedimento i magistrati che hanno fatto parte del collegio” del Tribunale dei ministri “nel tempo in cui questo ha svolto indagini sui fatti oggetto dello stesso procedimento”. Il comma 2, sempre dell’art.11, prevede che per il processo “si applicano per le impugnazioni e gli ulteriori gradi di giudizio le norme del codice di procedura penale”. Un processo ordinario, con tre gradi di giudizio, ma col rischio di una condanna più alta se dovesse ricorrere il caso previsto dall’articolo 4 della norma: “per i reati commessi nell’esercizio delle loro funzioni dal presidente del Consiglio dei ministri o dai ministri la pena è aumentata fino ad un terzo in presenza di circostanze l’eccezionale gravità del reato”.
Il rischio per Salvini è che in caso di condanna in primo grado scatti la legge Severino, con conseguente sospensione o decadenza dalla carica di senatore. La normativa prevede infatti la sospensione e l’incandidabilità per le cariche politiche condannate per alcuni reati. È stata applicata per Silvio Berlusconi, decaduto e poi riabilitato a maggio 2018. La legge prevede la sospensione degli amministratori pubblici in caso di condanna, anche solo in primo grado, per un periodo di almeno 18 mesi.
Il reintegro è possibile solo in caso di sentenza di appello favorevole. L’incognita sulla sospensione, però, resta per deputati e senatori e per gli incarichi di governo. Salvini potrebbe, in caso di condanna in primo grado, essere ugualmente eletto, perché non sarebbe incandidabile in caso di nuove elezioni. Poi però rischierebbe di essere sospeso dalla carica.