ROMA – “Mi è arrivata un’altra richiesta di processo perché ad agosto ho bloccato lo sbarco di clandestini dalla nave di una Ong spagnola. Ormai le provano tutte per fermare me e impaurire voi: vi prometto che non mollo e non mollerò, mai”. La notizia arriva dallo stesso leader della Lega Matteo Salvini. Il caso è quello della Open Arms.
I reati per cui il tribunale dei ministri di Palermo ha chiesto al Senato l’autorizzazione a processare sono il sequestro di persona e l’omissione di atti d’ufficio. I giudici a novembre scorso ricevettero dalla Procura del capoluogo la richiesta di procedere a indagini preliminari nei confronti dell’ex ministro dell’Interno.
Il caso riguarda il divieto di sbarco imposto da Salvini all’imbarcazione con a bordo i migranti soccorsi in mare ad agosto scorso. Nel provvedimento, con il quale il tribunale ha sostanzialmente accolto le indicazioni dei pm palermitani, si ripercorre in 110 pagine la vicenda e si afferma l’obbligo di prestare soccorso in mare. I giudici definiscono non politico ma “amministrativo” l’atto di vietare l’approdo ai migranti deciso da Salvini.
Nel provvedimento i giudici sostengono, tra l’altro, che nel caso della ong non c’era alcun indizio che l’eventuale approdo rappresentasse un pericolo per l’ordine e la sicurezza, condizioni a cui il decreto sicurezza bis subordina la possibilità di vietare lo sbarco.
Il collegio inoltre, ripercorrendo la vicenda dell’agosto scorso, sostiene che il Viminale, soprattutto alla luce dell’ordinanza del Tar che aveva sospeso il divieto di ingresso della nave catalana nelle acque territoriali italiane, aveva l’obbligo di indicare all’imbarcazione il Pos, il porto sicuro.
Le osservazioni del tribunale ricalcano le considerazioni fatte dalla Procura di Palermo che, a novembre scorso, in una memoria firmata dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Marzia Sabella e dal pm Gery Ferrara, aveva chiesto ai giudici di indagare.
La decisione di non far sbarcare a Lampedusa i 164 migranti soccorsi in mare dalla nave Open Arms fu un atto deciso dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini individualmente, quindi non “condiviso” con gli altri esponenti del governo. Così sostengono i giudici del tribunale dei ministri di Palermo.
La nave della ong catalana rimase 20 giorni ferma davanti a Lampedusa, poi furono i magistrati, in seguito a un’ispezione a bordo, a ordinare lo sbarco d’urgenza dei migranti. Il fascicolo venne trasmesso alla Procura di Palermo, competente in quanto si ipotizzarono responsabilità penali dell’allora ministro. I pm del capoluogo, in una memoria firmata dal procuratore Francesco Lo Voi e dal pm Gery Ferrara, chiesero al tribunale di procedere a indagini a carico di Salvini.
Open Arms, chiesto processo per Salvini
L'ex ministro vietò lo sbarco a Lampedusa alla nave della ong spagnola: contestati sequestro di persona e omissione atti d'ufficio