TRAPANI – I carabinieri della Compagnia di Alcamo hanno arrestato con l’accusa di corruzione l’imprenditore edile Francesco Isca e l’ispettore della polizia municipale Salvatore Craparotta in servizio fino a dicembre 2019 a Calatafimi Segesta. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari.
Contestualmente sono stati notificati cinque avvisi di garanzia ad altrettanti indagati: i reati contestati, a vario titolo, sono favoreggiamento, abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale e ideologica in atti pubblici.
Le indagini dei carabinieri hanno accertato l’esistenza di un patto corruttivo tra l’imprenditore e l’ispettore della polizia municipale. Sfruttando il suo ruolo, Craparotta avrebbe agevolato l’attività economica e favorito l’aumento degli incassi della società, riconducibile a Isca, che gestisce l’area adibita a parcheggio del parco archeologico di Segesta, multando gli automobilisti che parcheggiavano le loro auto fuori dall’area a pagamento lungo la strada che conduce al tempio.
In cambio Isca avrebbe assunto in alcune società a lui riconducibili, che operano all’interno del parcheggio, alcuni parenti dell’ispettore: la figlia infatti è socia al 50% della “Segesta Green Tour srl” (incaricata della gestione dell’area di parcheggio), mentre la moglie e il genero ne sono dipendenti. Un altro figlio di Isca è stato poi assunto alla “Nuovi Sistemi Edili srl”, società proprietaria del parcheggio e amministrata direttamente dall’imprenditore.
L’indagine, durata oltre un anno, è stata condotta con pedinamenti e intercettazioni telefoniche e ambientali oltre che con acquisizioni di documenti negli uffici del Comune di Calatafimi Segesta. Gli altri cinque indagati sono: Maria Craparotta, moglie dell’ispettore, l’ex sindaco di Calatafimi Segesta Vito Sciortino e tre agenti della Polizia Municipale di Calatafimi Segesta.
La moglie di Craparotta, convocata dai militari della Compagnia per essere interrogata nell’aprile 2019, avrebbe concordato con il marito la versione da fornire e, successivamente, avrebbe avvertito la moglie di Isca aiutandolo così a eludere le indagini.
L’ex sindaco dovrà invece rispondere di abuso d’ufficio e falsità materiale e ideologica, perché senza averne titolo (in quanto l’area archeologica, prima di diventare ente autonomo, dipendeva direttamente dal Dipartimento dei Beni Culturali della Regione Sicilia), avrebbe imposto alla direzione del parco di Segesta, attraverso l’adozione di un atto a sua firma – informale e privo di protocollo -di non far parcheggiare veicoli all’ interno, in tal modo favorendo l’attività di di Isca.
Gli altri tre componenti della polizia municipale di Calatafimi Segesta coinvolti nella vicenda e che hanno ricevuto avvisi di garanzia sono il comandante della polizia municipale Giorgio Collura, l’ispettore Leonardo Accardo e l’agente Vito Accardo. Sono accusati di abuso d’ufficio, omissione d’atti d’ufficio e falsità materiale e ideologica in atti pubblici, reati commessi per agevolare l’attività dell’azienda di Isca e a penalizzare quelle concorrenti.
Isca è stato coinvolto recentemente in una inchiesta per mafia e corruzione della Dda di Palermo che ha riguardato l’imprenditore dell’eolico Vito Nicastri.
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