ROMA – Sono ormai quasi 3 mila i morti per il coronavirus nel mondo. E anche l’America registra il primo decesso nello stato di Washington. Con il presidente Donald Trump che ha convocato una conferenza stampa per fare il punto sull’emergenza: “E’ probabile che possano esserci altri casi” ma “gli Usa sono pronti a ogni scenario”, ha tentato di rassicurare, mentre il vice presidente Mike Pence, che coordina l’emergenza nel Paese, è tornato a sconsigliare i viaggi nelle zone del mondo colpite come “alcune aree dell’Italia” (dove il livello di allerta sale a 4), ma anche la Corea del Sud. Ed è proprio da Seul che è arrivato il bollettino più pesante sull’andamento del virus nel mondo: in un solo giorno i nuovi contagi sono saliti di 813 casi, portando il numero totale a quota 3.150 e le vittime a 17. I dati del Korea Centers for Disease Control and Prevention mostrano una concentrazione (657) a Daegu, il grave focolaio legato alla setta della Chiesa di Gesù Shincheonji, mentre altri 79 sono della vicina provincia di North Gyeongsang.
La Corea del Sud, in più, ha avuto il primo caso di recidiva al coronavirus. Si tratta di una donna di 73 anni dimessa dall’ ospedale il 22 febbraio a guarigione acclarata e risultata invece positiva venerdì, per la seconda volta, al test sul Covid-19. Un altro caso di recidiva era stato registrato venerdì in Giappone ed altri erano stati segnalati in precedenza a Wuhan, il focolaio cinese del virus, tanto che le autorità avevano disposto un nuovo periodo di quarantena dopo l’uscita dagli ospedali. Per le autorità sanitarie sudcoreane la vera sfida resta il blocco del contagio tra gli adepti della Gesù Shincheonji, la setta religiosa di Daegu.
Il 2% circa, 3.381 casi, ha mostrato finora i sintomi dell’infezione, quando sul totale di 215-210.000 adepti segnalati nel Paese, 171.000 hanno risposto alle domande sullo proprio stato di salute. In Corea del Nord, invece, il leader Kim Jong-un ha chiesto, parlando al Politburo, più sforzi di prevenzione contro i rischi del coronavirus, mettendo in guardia dalle “gravi conseguenze” se l’epidemia raggiungesse il Paese eremita. “Il Giappone compierà tutti gli sforzi necessari per garantire lo svolgimento in totale sicurezza delle Olimpiadi”, ha ribadito il premier Shinzo Abe nel pomeriggio durante la conferenza stampa sulle misure economiche che Tokyo si appresta a varare contro la crisi del coronavirus. In Giappone i casi sono saliti a 241 e nell’Hokkaido è scattato lo stato d’emergenza.
In Iran, nel mezzo del balletto di cifre, è stato disposto un semi-blocco di Qom, il focolaio dell’epidemia, per evitare che le persone possano diffondere il contagio lasciando la città, hanno riportato i media cinesi. “Abbiamo davanti a noi una settimana dura, perché l’epidemia da coronavirus raggiungerà il picco in questo periodo”, ha detto il portavoce del governo, Ali Rabiei, citato dall’agenzia Irna. Il bilancio ufficiale odierno parla di 43 morti (9 in più nelle ultime 24 ore) e di 593 contagi, ma le voci e i bilanci più disparati si rincorrono, anche a livello istituzionale.
La consigliera comunale Nahid Khodakarami, che è un medico, ha detto sempre all’Irna che molto probabilmente i contagi potrebbero essere tra i 10 e i 15 mila. Prima di lei anche il deputato Gholamali Jafarzadeh Imenadabi, parlando con il sito di notizie Emtedad, aveva detto di ritenere che il numero dei contagi sia molto superiore a quello delle cifre ufficiali. Intanto, il portavoce del ministero della Salute, Kianoush Jahanpour, ha decisamente smentito una notizia data ieri dal servizio in persiano della Bbc, secondo cui fonti ospedaliere avrebbero riferito della morte di almeno 210 persone. “Le voci e le notizie false e contraddittorie di certi media non sono in buona fede”, ha sottolineato Jahanpour. In Europa aumentano intanto gli sforzi per contenere i contagi: l’Italia ha superato quota 1.000, ma anche Francia (100) e Germania (79) registrano un incremento dei casi.