I casi di coronavirus in Sicilia salgono a 282. Secondo il quadro riepilogativo della situazione fornito dalla Regione, aggiornato alle ore 12 di oggi (mercoledì 18 marzo), dall’inizio dei controlli i tamponi validati dai laboratori regionali di riferimento (Policlinici di Palermo e Catania) sono 3.294.
Questa la divisione dei 282 casi positivi nelle varie province: Agrigento 24; Caltanissetta 6; Catania 131; Enna 8; Messina 16; Palermo 47; Ragusa 6; Siracusa 28; Trapani 16.
Sono stati trasmessi all’Istituto superiore di sanità, invece, 282 campioni (45 più di ieri). Risultano ricoverati 129 pazienti (23 a Palermo, 58 a Catania, 13 a Messina, 2 ad Agrigento, 4 a Caltanissetta, 6 a Enna, 3 a Ragusa, 12 a Siracusa e 8 a Trapani) di cui 29 in terapia intensiva, mentre 138 sono in isolamento domiciliare, dodici sono guariti (sei a Palermo, due ad Agrigento e Messina, uno a Enna e Ragusa) e tre deceduti.
MUSUMECI URLA: “STATIVI ‘A CASA!”. “Stativi ‘a casa! Nun vi muviti! Non si è presa coscienza che ci troviamo al centro di una tempesta. C’è chi pensa di essere invulnerabile”. Nello Musumeci, intervistato stamane nel programma Zapping di Radio1 della Rai, lancia un nuovo, accorato appello ai siciliani legato all’emergenza coronavirus.
“Abbiamo il dovere di spiegare alla gente che non è vero che oggi la Sicilia sia una terra sicura nella quale si può confluire da ogni parte del mondo. Chi lo dice che venire qui sia la soluzione migliore? La soluzione migliore è muoversi meno possibile. Da Roma non arrivano le armi essenziali per combattere questa guerra. Parliamo di mascherine, dispositivi di protezione. Come si fa a non avere dopo 15 giorni le risorse necessarie? Bisognava muoversi prima”.
Sulla produzione di Dpi in Sicilia “ci stiamo attrezzando per conto nostro”: noi “abbiamo fatto appello ad alcune aziende – ha poi detto Musumeci, intervenendo a La7 – affinché possano convertire la produzione e dedicarsi ai camici monouso, alle mascherine. Qualcuno sembra avere già disposto. Ieri sera, in giunta, abbiamo deliberato alcuni milioni di euro. E’ assurdo che siamo tornati all’autarchia ognuno deve organizzarsi con i propri mezzi. E questo non è consentito. Lo dico senza polemica, ma con molta determinazione”.
“Da Roma, inviate dalla Protezione civile come mascherine è arrivato un ‘panno’ che di solito si usa con un poco di detersivo per pulire un tavolo. Non può essere una mascherina, non si può andare in guerra con le fionde. Non è possibile. Mi chiamano i sindaci, i medici che chiedono le mascherine, non sanno che le aspettiamo da Roma. Non voglio polemizzare, ma siamo arrivati a un punto di non ritorno. Ai primi di marzo – ha aggiunto – bisognava requisire le aziende e dire: ‘voi da domani produrrete questo tipo di prodotto’. Si fa così quando si è in guerra, non si cerca il mercato, Consip, la gara… In una condizione straordinaria si agisce con provvedimenti straordinari. La quinta-sesta forza economica del mondo non può pensare di partecipare a una gara internazionale per le mascherine e poi fare arrivare questi panni”.
ITALIA: 1.084 GUARITI E 475 VITTIME NELLE ULTIME 24 ORE. “I guariti sono oggi 1.084 in più, un numero veramente importante, che li porta in totale a 4.025, più 37% rispetto a ieri. Ci sono 2648 positivi in più, per un trend stazionario in questa settimana”. A fare il punto della situazione in Italia è, come ogni pomeriggio, il commissario per l’emergenza Angelo Borrelli. Sono complessivamente 28.710 i malati, il numero totale di contagiati – comprese le vittime e i guariti – ha raggiunto i 35.713 (mancano i dati della Campania). Le vittime salgono a 2.978, con un incremento rispetto a martedì di 475 (eri l’aumento era stato di 345).
CONTAGIO IN UNA DITTA DI BELPASSO. Il sindaco di Camporotondo Etneo, Filippo Privitera, ha confermato sui social la notizia che stava circolando su un caso di contagio per un dipendente di un’impresa di Belpasso. “E’ un nostro residente. Le autorità sanitarie cooperano perché possa essere curato e i familiari in quarantena non violino le misure previste. Il mio invito è quello di non far prevalere viralità della informazione e panico, ma di rispettare le regole imposte affinché possano essere ridotti al minimo i rischi per la cittadinanza”.
TAMPONI ANCHE AI FAMILIARI DI CHI E’ RIENTRATO IN SICILIA. L’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, nella sua relazione al Parlamento siciliano, ha annunciato che in Sicilia saranno effettuati i tamponi anche ai familiari delle persone rientrate nell’isola, e che si sono registrate nella piattaforma della Regione. La Regione sta predisponendo nuove linee guide per l’isolamento domiciliare di queste persone. Nella piattaforma le registrazioni sono 35 mila.
Razza ha riferito che “ieri si è riunito il comitato scientifico per valutare di allargare il campionamento a test con tampone faringeo a questa popolazione di cittadini che è rientrata in Sicilia: non ha senso farlo nell’immediatezza ma a sette giorni e poi a 14 giorni dal rientro”.
“Questa azione di contrasto per eventuali contagi si potrà accompagnare a richiesta a queste persone di aderire a un protocollo per i propri familiari – ha proseguito l’assessore – Il comitato ha dato mandato al dipartimento per redigere le linee guida dell’isolamento domiciliare: se immaginiamo 35 mila persone rientrate in Sicilia dobbiamo immaginare un codice di comportamento per le loro famiglie”.
COVID-HOSPITAL IN OGNI PROVINCIA. Covid-hospital, strutture mirate agli affetti dal virus, saranno allestiti in ogni provincia della Sicilia. “Abbiamo adottato dei modelli organizzativi, riconvertendo alcune strutture ospedaliere – ha detto Razza -. Nella seconda fase saranno coinvolte tutte le province. La fase di riconversione è una scelta profondamente necessaria, dobbiamo mettere sul piatto la necessità di assicurare un luogo di cura e allo stesso tempo di continuare l’ordinarietà ospedaliera. Essendo in una fase di emergenza quindi è necessaria la riconversione di alcune strutture ospedaliere”.
MILLE MEDICI E INFERMIERI PER OSPEDALI SICILIANI. In mille, tra medici e infermieri, hanno risposto ai due avvisi emanati dall’Asp di Palermo e dal Policlinico di Messina, su disposizione della Regione per incrementare il numero del personale sanitario per fronteggiare al meglio l’emergenza coronavirus: si tratta di 400 medici, in parte già distribuiti nei territori, e di 600 infermieri.
“Questi soggetti – ha detto Razza – potranno essere inseriti in un piano di reperimento di risorse umane in pianta stabile, perché abbiamo il dovere che queste persone finita l’emergenza si possano stabilmente impiegare nel sistema sanitario: l’emergenza coronavirus non può assolutamente creare un ulteriore sacca di precariato”. Nella notte è arrivato in Sicilia “un importante carico della Protezione civile nazionale di mascherine Ffp2” e intanto “ieri sera la giunta si è riunita autorizzando una grande commessa per dispositivi di sicurezza”.
ARRIVANO LE MASCHERINE MADE IN SICILY. Come annunciato dall’assessore alla Salute Razza, è tutto pronto per la produzione ‘made in Sicily’ di mascherine in 3D per medici e sanitari impegnati in prima linea nell’emergenza coronavirus. A realizzare l’intera filiera saranno sette aziende del Distretto Meccatronica, che qualche giorno fa ha ottenuto il rinnovo del riconoscimento da parte dell’assessore regionale alle Attività produttive, Mimmo Turano. Le aziende si sono subito attivate nel mettere in campo know e apparecchiature all’avanguardia per venire incontro alle esigenze del ‘sistema Sicilia’. Le schede tecniche con le tipologie di produzione e i quantitativi sono stati trasmessi domenica scorsa dal Distretto Meccatronica all’assessore Turano, che ha immediatamente avvertito il responsabile della Protezione civile, Calogero Foti.
VIETATO NUOTARE. Niente uscite in barca, anche in solitario, o immersioni subacquee o nuotate in tempi di coronavirus. Raggiungere la barca o la spiaggia comporterebbe uno spostamento non giustificato da esigenze di lavoro, situazioni di necessità o esigenze di salute e quindi violerebbe il Dpcm, ha spiegato il ministero dei Trasporti ribadendolo anche a Capitanerie, circoli nautici e porti turistici.
Il nodo non è tanto il veleggiare o il nuotare, che non comporterebbero contatti che possono propagare il virus. “A livello diportistico tutte le attività sono vietate perché presuppongono uno spostamento che non rientra nei tre previsti dal Dpcm e quindi la violazione comporta l’applicazione dell’articolo 650 del Codice penale”, spiegano alla capitaneria di porto di Genova. Diverso se una persona vive in barca o se esce in barca per lavoro, come ad esempio i pescatori.
L’urlo di Musumeci: “Stativi a casa!”
VD 'Mandano panni, non mascherine'
Coronavirus, 282 i casi in Sicilia. Razza: "Covid-hospital in ogni provincia, tamponi anche ai familiari di chi è rientrato". Italia: 475 vittime in un giorno, cresce la percentuale di guariti. Vietato nuotare e fare immersioni