“Grazie alle forti misure di contenimento in atto eviteremo un picco insostenibile, diluendo e rallentando i casi di SarsCov2”. A spiegarlo è Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene all’università di Pisa e responsabile epidemiologia nella task force della Regione Puglia per il contrasto al nuovo coronavirus. “I casi ci saranno comunque, ma in un tempo più lungo – continua -: l’epidemia in atto, cioè, durerà di più ma il numero di casi risulterà gestibile per il servizio sanitario”.
OLTRE 20% DEI DECESSI AVVENUTO IN ITALIA. Due decessi su dieci collegati al coronavirus sono avvenuti in Italia: i 1.016 morti del nostro paese rappresentano infatti il 21% delle circa 5.000 persone decedute a livello mondiale con diagnosi di Covid-19. E’ quanto si apprende nell’aggiornamento “Coronavirus: quello che c’è da sapere”, pubblicato dall’Istituto Malattie Infettive Spallanzani il 12 marzo, e basato su dati dello European Centre for Disease Prevention and Control e della Protezione Civile.
La nostra percentuale, in continua crescita, ci rende secondi solo alla Cina, che conta il 66% dei decessi (percentuale in continua diminuzione), ovvero 3.172. Dopo di noi l’Iran con il 7,4% di decessi (354) e la Corea del Sud con 1,4% (66). In quest’ultimo caso si nota un numero particolarmente basso di decessi rispetto agli oltre 7.869 casi registrati.
LETALITA’ 12 VOLTE MAGGIORE IN ITALIA. “Una letalità fino a 12 volte maggiore rispetto alla Corea del Sud è quella che sta facendo registrare in Italia il Covid-19: a contribuire a questo tragico primato sono l’eterogeneità dei trattamenti in tutto il territorio e la scarsa tracciabilità dei casi positivi asintomatici a cui non viene effettuato il tampone nonostante siano stati a stretto contatto con uno o più pazienti accertati, contribuendo in modo inarrestabile alla crescita del contagio”.
Questo il monito dell’Associazione Mondiale delle Malattie Infettive e i Disordini Immunologici (WAidid), presieduta da Susanna Esposito. “Diagnosi precoce, isolamento e trattamento sono i cardini per tenere a bada l’epidemia. Ma la tracciabilità si rivela fondamentale – afferma Esposito in una nota, anche Professore Ordinario di Pediatria all’Università di Parma -. I positivi asintomatici o con pochi sintomi continuano a mantenere alta la circolazione del virus e recenti dati pubblicati su The Lancet dimostrano come la mediana dell’eliminazione virale sia di 21 giorni e non di 14 giorni”.
“Ciò significa che una parte di positivi in Italia circola liberamente perché non sa di essere positiva e un’altra parte esce di casa ancora positiva dopo la quarantena domiciliare di 14 giorni perché nessuno controlla che il tampone si sia negativizzato. Ritengo sia corretto invitare la popolazione a stare a casa, ma non basta”.
“È essenziale che ai contatti stretti di casi positivi sia effettuato il tampone per la ricerca di Covid-19, cosa che finora è avvenuta in una assoluta minoranza di situazioni. Inoltre, molto importante è rivedere, e continuamente aggiornare a seconda delle evidenze progressivamente disponibili, la modalità di trattamento, che ad oggi risulta essere differente tra un Centro e l’altro”.
“Eviteremo il picco, ma epidemia più lunga”
Gli esperti: "Casi diluiti ma così gestibili dal sistema sanitario". Lo studio dell'istituto Spallanzani: 2 decessi su 10 avvenuti in Italia