ROMA – “Il contributo degli asintomatici alla diffusione dell’epidemia è decisamente inferiore a quello dei sintomatici”. A sostenerlo è il presidente del Consiglio superiore di sanità (Css) Franco Locatelli a margine della conferenza stampa alla protezione civile.
Secondo Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università di Milano, la definizione del soggetto asintomatico è questa: “Risulta positivo al test per il coronavirus, anche se non ne presenta i tipici sintomi quali febbre, tosse e dispnea. E potrebbe essere in grado di contagiare gli altri, anche se in misura minore di chi presenta segni di malattia”.
Come spiega l’Organizzazione mondiale delle sanità e come si legge sul sito del ministero della Salute, “è possibile” che queste persone trasmettano il virus. Tuttavia, “la principale via di trasmissione in base ai dati disponibili, avviene attraverso il contatto con persone sintomatiche”.
Ci sono quindi asintomatici che non manifestano mai la malattia e quelli che invece sono asintomatici per alcuni giorni prima di manifestarla. “Difficile – spiega Pregliasco – stabilire per quanto tempo un asintomatico sia contagioso, di fatto solo il tampone ci può dire se un soggetto si è negativizzato e quindi nel suo organismo non circola più il virus”. In mancanza di questo, “in genere oggi per loro la quarantena termina dopo 14 giorni, se nel frattempo non si presentano sintomi”.
“Gli asintomatici contagiano meno”
Consiglio superiore di sanità e Oms concordano