RIPOSTO (CATANIA) – Undicimila uova di Pasqua Dolfin a bordo di due tir sono in partenza dalla Sicilia con destinazione i centri raccolta della protezione civile italiana. E’ il dolce abbraccio del “dì di festa” che Dolfin, per la domenica di Pasqua dedica a medici, infermieri e a tutto il personale sanitario che da settimane combatte il nemico invisibile, il coronavirus, nelle trincee di corsie, terapie intensive e ospedali assistendo pazienti di tutte le età costretti al ricovero e senza le cure e l’assistenza dei propri cari.
Due gli autotreni che, da Riposto – sede della storica azienda dolciaria siciliana nata nel 1914 – sono diretti ai centri raccolta della protezione civile italiana. Un altro carico di uova di cioccolato Dolfin come dono di Pasqua è invece dedicato all’Oasi di Troina e alle centinaia di persone – bambini e adulti disabili, medici militari, personale sanitario, assistenti, addetti ai servizi mensa e lavanderia, financo ai volontari – che compongono il microcosmo del grande polo in provincia di Enna duramente colpito dall’epidemia.
“Abbiamo sentito alla Rai – racconta Santi Finocchiaro, presidente Dolfin spa – la storia dei ragazzini dell’Oasi, costretti da alcuni giorni, per via del rischio contagio, a vivere lontano non solo dalle famiglie ma anche dai loro assistenti e abbiamo pensato che, in occasione della Pasqua, il dono delle uova di cioccolato avrebbe potuto portare un po’ di gioia e lenire per un po’ la nostalgia delle persone care”.
“Sono grato – commenta il responsabile della protezione civile in Sicilia, Calogero Foti – per questo gesto di condivisione nei confronti di tanti lavoratori che da un mese circa con grande abnegazione e a rischio della loro stessa vita – come documenta il lungo elenco di vittime tra i professionisti della sanità – mettono notte e giorno il cuore oltre l’ostacolo e che, per ogni paziente ricoverato, sono diventati un vero pezzo di famiglia”.
Dalla Sicilia partono 11.000 uova di Pasqua per la protezione civile e l’Oasi di Troina
Il regalo di un'azienda catanese a chi combatte il coronavirus