“L’ultimo decreto tutto ha detto e nulla ha fatto, vogliamo tornare a lavorare e a produrre”: Giovanni Trimboli, presidente Fipe Copnfcommercio, lancia il suo grido d’allarme per un comparto, quella della ristorazione, messo in ginocchio dall’emergenza sanitaria legata al coronavirus. Lo ha fatto ieri sera, a Catania, aderendo al flash mob nazionale che ha fatto registrare una massiccia adesione con l’80% circa di partecipanti.
Dalle Alpi alla Sicilia, i rappresentanti di tutti i bar, pasticcerie, trattorie, osterie e ristoranti d’Italia hanno acceso le luci dei locali per farsi vedere “da una politica lenta e cieca verso i bisogni del settore. Siamo uno dei settore tra i più danneggiati, visto che è stato il primo costretto a chiudere e sarà l’ultimo a riaprire. Il flashmob dà il segno inequivocabile della disperazione che accomuna gli imprenditori della ristorazione, che vedono a rischio il progetto della loro vita lavorativa, che politiche economiche, finora lente e poco incisive, non riescono a mettere in sicurezza. Siamo disperati – conclude Trimboli – la nostra vita lavorativa è in pericolo”.
Analoghe iniziative si sono registrate a Palermo e Messina per ricordare alla politica, alle istituzioni e all’opinione pubblica che loro ci sono, che stanno combattendo per salvare le loro aziende e, pur senza urlare, faranno arrivare le richieste di aiuto affidate alle parole scritte su un manifesto. Una ripartenza che comunque avrà pesanti ripercussioni perché le restrizioni previste per contenere la pandemia dovranno tenere conto di distanze e di norme comportamentali che necesessriamente avranno ricadute sul numero dei coperti.
“Primi a chiudere e ultimi a riaprire”
di Tonino Demana. Protesta nazionale del comparto ristorazione messo a dura prova dall'emergenza Covid: flashmob anche a Catania. FOTO - VIDEO