Una nuova tappa nella crisi del Catania. La messa in mora dei calciatori rossazzurri nei confronti del club, ufficializzata ieri, può portare allo svincolo dei tesserati entro fine stagione.
La mancata retribuzione delle ultime mensilità (gennaio, salvo qualche eccezione legata agli ingaggi meno elevati, e febbraio) ha indotto i giocatori a inoltrare formale raccomandata alla società.
E’ il primo passo di un procedimento regolato dall’accordo collettivo Aic-Lega Pro-Figc che adesso scandirà lo sviluppo della vicenda.
Il Calcio Catania ha venti giorni a disposizione a partire da oggi per mettersi in regola e adempiere ai propri obblighi. Qualora ciò non accada, i giocatori avranno la possibilità di rivolgersi al Collegio Arbitrale.
Come spiega specificatamente l’articolo 17.5 dell’accordo collettivo, “risultata priva di esiti, in tutto o in parte, la costituzione in mora, il calciatore, per ottenere la declaratoria di risoluzione del contratto, deve farne richiesta al Collegio Arbitrale competente a mezzo lettera raccomandata A.R. da inviarsi per conoscenza anche alla società inadempiente e, se del caso, alla società cointeressata (in caso di trasferimenti a titolo temporaneo, ndr) entro e non oltre il 20 giugno”.
La società, a quel punto, ha facoltà di opporre le proprie contestazioni motivate. Toccherà poi al Collegio Arbitrale pronunciarsi con un provvedimento a carattere definitivo avverso il quale non è ammesso ricorso.
Se il procedimento avviato dai calciatori del Catania dovesse giungere a completamento, i rossazzurri sarebbero quindi svincolati d’autorità con conseguente perdita del parco giocatori da parte della società, che al momento non ha commentato la messa in mora.