BOLOGNA – Regole per contenere i contagi da Covid-19 “che non venivano rispettate in modo sistematico. Qualche volta, le persone non mantenevano la distanza di sicurezza di un metro” o “usavano la mascherina in modo saltuario, quindi non in modo corretto”. In più, “passata la febbre” alcuni operai “purtroppo si sono rimessi subito a lavorare. Dovevano avere la sensibilità e l’attenzione di non rimettersi a lavorare”.
Così Paolo Pandolfi, direttore del dipartimento di Sanità pubblica dell’Azienda Usl, ha descritto i contorni nel quale si è sviluppato il focolaio di coronavirus nel magazzino della Bartolini Corriere Espresso, azienda che si occupa di spedizioni merci di Bologna.
Nel distaccamento, situato in una zona artigianale alla periferia della città, tra operai e loro familiari o conoscenti, dopo i tamponi eseguiti dall’Ausl con la collaborazione dell’azienda, sono stati scoperti 64 positivi al Covid-19, si sono registrati due ricoveri in ospedale e, attualmente, a casa in osservazione risultano 192 persone. Programmata una attività di screening per 370 lavoratori e conoscenti, Bartolini Corriere Espresso ha assicurato di stare gestendo la situazione “con estrema attenzione”.
Da parte dell’azienda Usl c’è stata la volontà di capire come possa essersi sviluppato il focolaio. “E’ stato un medico, la settimana scorsa, a segnalarci un caso, noi poi ci siamo attivati – ha aggiunto Pandolfi – avremmo fatto ancora meglio se le persone che si sono sentite male avessero comunicato la loro condizioni al medico curante, invece questo non è avvenuto. Siamo dovuti arrivare noi prima che loro ci riferissero di avere qualche sintomo. Il focolaio è confinato al solo magazzino in zona Roveri”.
Sono diverse le figure professionali presenti, alcune delle quali non dipendenti di Bartolini, ma di aziende appaltanti e quindi con meno tutele. “I contagi, in questo momento – ha precisato il direttore del dipartimento di Sanità pubblica – riguardano solo i magazzinieri, e i loro familiari o amici, e non gli autisti. Ma la situazione è in evoluzione. Stiamo facendo un lavoro a cerchi concentrici: iniziamo dal caso positivo poi vediamo chi ci sta intorno e cominciamo a costruire aree di sicurezza finché non arrivano al cerchio più ampio, quello più esterno, dopo il quale, siamo certi, che non ci sono più casi”.
L’Ausl sta procedendo con i tamponi, non con i test sierologici, “perché ci serve capire subito chi è positivo al coronavirus – ha sottolineato il direttore del dipartimento di Sanità pubblica – questa mattina, in due ore e mezza, ne abbiamo eseguiti 190 spostandoci nel dipartimento amministrativo di Bartolini. Con gli accertamenti eseguiti oggi “è molto probabile che ci siano ancora casi a Bologna” di positività al coronavirus, “i controlli ne rileveranno altri – ha concluso Pandolfi – me lo aspetto, per me però sono segnali di un nostro intervento efficace”.
“Così è nato il focolaio Brt”
Il direttore dell'Azienda Usl: "Regole Covid non rispettate in modo sistematico"