ROMA – Cresce in Italia il mercato del gioco illegale. A lanciare l’allarme è stato oggi l’Eurispes, ribadendo che con lo stop imposto dai decreti durante il lockdown si è di fatto incrementato il rischio di “tentativi di infiltrazione mafiosa nel settore”.
La chiusura di sale slot, bingo e agenzie di scommesse ha di fatto lasciato campo libero alla criminalità per mantenere e sviluppare il mercato illecito su cui da sempre fa affidamento per incrementare i propri introiti. Lo stop sembra comunque ormai agli sgoccioli. La Conferenza delle Regioni, infatti, ha approvato le linee guida per la ripartenza che, con ogni probabilità, dovrebbe avvenire lunedì prossimo, 15 giugno, insieme con congressi, fiere e discoteche. Un via libera arrivato proprio mentre a piazza del Popolo operatori, gestori e imprenditori del mondo del gioco manifestavano contro le scelte del governo.
“Noi non siamo invisibili, siamo lavoratori”, il messaggio lanciato dal palco, mentre la piazza lanciava slogan contro il Movimento 5 Stelle, che più volte ha manifestato la propria contrarietà allo sviluppo del settore del gioco in Italia. Secondo l’Eurispes, le strade da intraprendere non sono molte. “Il gioco pubblico o rimane legale ed autorizzato senza essere discriminato – si legge in una nota -, o viene cancellato per rispedire a tambur battente tutta la domanda di gioco nelle mani e nelle maglie delle reti illegali”.
Il riferimento è alle sempre più stringenti misure cui il gioco legale è sottoposto in Italia, tra normative e prelievi fiscali sempre più pressanti. Recriminazioni che sono alla base anche della protesta, andata in scena nelle scorse settimane in tutta Italia e culminata con la manifestazione nazionale di oggi a Roma, una delle più partecipate del settore. “Vogliamo poter fare il nostro lavoro”, si legge sui manifesti.
“Chi toglie il lavoro uccide”, “Discriminati e sempre più tassati”, ripetono in coro. “Ci stanno togliendo la dignità”, spiegano i rappresentanti delle associazioni tirando in ballo un termine – dignità – che ha dato il nome al decreto tanto sostenuto da Luigi Di Maio all’inizio dell’esperienza di governo, in una battaglia aperta nei confronti del settore. Intanto dalla Conferenza delle Regioni arrivano le linee guida che caratterizzeranno le riaperture che, salvo sorprese, dovrebbero avvenire il 15 giugno.
Le norme ricalcano quelle già prese per le altre attività che sono ripartite nella fase 2, come riporta l’agenzia specializzata Agipro News: riorganizzare gli spazi e la dislocazione degli apparecchi per garantire il distanziamento sociale, gestire gli ingressi dei clienti, obbligo della mascherina per clienti e personale e frequente igienizzazione delle mani, con dispenser con soluzioni disinfettanti. Da lunedì, dunque, torneranno ad alzarsi le saracinesche, ma non tutte. I tre mesi di stop si portano dietro la chiusura di molte attività, falciate dall’emergenza economica. “Resteremo le vittime invisibili di questa crisi”, l’amara ammissione.