LAMPEDUSA – I vecchi barconi utilizzati dai migranti per arrivare fino a Lampedusa, stoccati in due zone dell’isola, sono stati dati ieri sera alle fiamme. I roghi sono divampati nell’area attigua al campo sportivo e nel deposito di Capo Ponente. Le fiamme sono state domate soltanto all’alba, intorno alle 6.
Le colonne di fumo nero altissime hanno letteralmente invaso l’isola. Le fiamme sono state visibili anche a parecchia distanza. Sul posto al lavoro le squadre dei vigili del fuoco del distaccamento aeroportuale di Lampedusa con circa 5 automezzi antincendio e anche i carabinieri.
Sono state necessarie circa sette ore per avere la meglio sulle altissime fiamme che hanno ridotto in cenere una cinquantina di “carrette del mare”. A rallentare le operazioni di spegnimento, da parte dei 15 pompieri in servizio, anche un problema tecnico: alle 5 è finita l’acqua a disposizione del distaccamento aeroportuale dell’isola. I vigili del fuoco hanno iniziato dunque a riempire le autobotti direttamente dal mare e solo all’alba hanno ultimato le operazioni di spegnimento.
Da stamane sono in corso sopralluoghi e ispezioni per appurare l’eventuale presenza sul posto di persone che potevano essere rimaste vittime dei roghi; verifiche imposte dalla procedura che hanno dato esito negativo. Ispezioni necessarie anche a stabilire il tipo di incendio. Nessun dubbio sul fatto che i due incendi siano di natura dolosa.
Intanto la Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta a carico di ignoti. “Metteremo tutto l’impegno possibile per fare luce su questi episodi di intolleranza che non rendono giustizia alla solarità del popolo di Lampedusa e che possono danneggiare seriamente il turismo, fonte di ricchezza dell’isola – ha detto il procuratore aggiunto Salvatore Vella -. Lampedusa non può diventare un luogo di guerriglia urbana”. Delle indagini si stanno occupando i carabinieri.
“C’è un disegno preciso per alimentare un clima di tensione e soffiare sul fuoco di una situazione già difficile per la nostra isola”, ha detto il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. Il sindaco ricorda anche l’altro episodio avvenuto appena tre giorni fa, quando alcuni sconosciuti hanno “imballato” con sacchi di plastica e nastro adesivo la Porta d’Europa, il monumento dell’artista Mimmo Paladino inaugurato il 28 giugno 2008 per celebrare lo spirito d’accoglienza dell’isola nei confronti dei migranti.
“C’è una strategia precisa – sottolinea – per destabilizzare Lampedusa. Si tratta di persone che non improvvisano ma che sanno come muoversi. Non so di chi si tratta, altrimenti li avrei già denunciati. Di sicuro dobbiamo mantenere alta la guardia. Lo Stato deve riaffermare la sua presenza sull’isola e lo deve fare anche attraverso azioni concrete”.
In mattinata arriverà sull’isola il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano. Una visita decisa proprio dopo lo “sfregio” alla Porta d’Europa: “La generosità, la dignità, il rispetto dei diritti umani che la comunità di Lampedusa ha tenuto alta in questi anni, per l’Italia intera – aveva scritto il ministro in un post su Facebook – non lasceranno spazio all’odio dei pochi vili che hanno deturpato il monumento simbolo dell’accoglienza”.
“Non è questo il volto e il cuore dei lampedusani. Lampedusa è luce, bellezza, deve tornare a splendere. Ogni sfregio all’isola, ogni offesa, ogni crimine è un crimine contro l’umanità”, ha scritto sempre Provenzano in un tweet.
Lampedusa, a fuoco cimitero dei barconi
Due incendi dolosi, colonne di fumo altissime e pompieri al lavoro tutta la notte. Il sindaco: "Strategia per destabilizzare l'isola" VIDEO - FOTO