PALERMO – “Non sono stato io a ucciderla, quando ho confessato ero sotto l’effetto della droga”. Avrebbe ritrattato tutto in appena 24 ore Damiano Torrente, il pescatore che ieri ha raccontato, a cinque anni di distanza, l’omicidio della sua amante romena, Ruxandra Vesco, scomparsa nel 2015, e ha fatto ritrovare un sacco con ossa umane in una scarpata di Monte Pellegrino.
L’uomo, che ha raccontato il suo avvicinamento a Dio, il pentimento e la sofferenza confermata anche dal prete che ha raccolto in confessionale il suo racconto inducendolo a confessare, fa marcia indietro.
A riferire il colpo di scena è l’avvocato Alessandro Musso che difende Torrente: “Ha raccontato anche che nel 2019 aveva già confessato una volta l’omicidio della donna e di tutti i suoi parenti alla squadra mobile ma la polizia fece indagini, non trovò il corpo della vittima dove indicato e trovò, invece, in vita i parenti che diceva di aver ucciso così la vicenda fu archiviata in fase di indagini preliminari”.
Gli accertamenti scientifici ora dovranno stabilire se i resti umani fatti trovare da Torrente sul monte Pellegrino appartengano a Ruxandra. Torrente aveva raccontato una storia molto dettagliata e ricca di particolari e con un movente. Scarcerato nel marzo scorso, dopo l’arresto per stalking, l’uomo ha detto ai carabinieri dov’è andato per confessare il delitto di essersi avvicinato a Dio e sarebbe stata la risposta di un prete nel segreto del confessionale a indurlo a percorrere il “sentiero del perdono”.
Confessa, poi ritratta: “Non l’ho uccisa io”
Ripensamento in 24 ore. Il pescatore di Palermo nega l'omicidio dell'amante romena: "Quando l'ho detto ero sotto effetto di droga"