Un post su Facebook per manifestare la propria soddisfazione per la salvezza della matricola 11700 e soprattutto per tracciare il percorso che nell’immediatezza il Catania targato Sigi sarà chiamato a compiere.
A poche ore dalla presentazione della domanda d’iscrizione al campionato di Serie C da parte del club rossazzurro, Fabio Pagliara, segretario generale Fidal nonché uno dei nomi più in vista facenti capo alla nuova proprietà, prende la parola via social confessando di sentirsi “felice e con la coscienza a posto”.
“Siamo dentro tutti i parametri. Tutti. I tecnici e i legali ci rassicurano su questo. E noi aspettiamo fiduciosi e rispettosi la Covisoc. Semplicemente perché abbiamo rispettato le regole per iscriverci, senza sconti né scorciatoie, cercando di dare una nuova credibilità al nome e al prodotto calcistico Catania”, spiega Pagliara.
“Occorre scegliere e definire “senza se e senza ma” il modello organizzativo – aggiunge – la visione, le regole del gioco che debbano essere, gioco forza, in discontinuità con il passato. Quello che penso è risaputo: azionariato diffuso che diventi poi “popolare”, società “glocal” (identità locale, visione senza confini), crowdfunding, marketing territoriale, alleanze credibili con partner nazionali e internazionali, attenzione assoluta alla trasparenza e al rispetto delle regole; massima delega e fiducia in Maurizio Pellegrino e nello staff che individuerà per la parte sportiva, struttura organizzativa di alto livello e cambio di strategia su Torre del Grifo, allo stato attuale sotto-utilizzato. Governance e management basati sul merito e giudicata sul raggiungimento degli obiettivi: sei bravo e fai risultati, resti, sbagli e non raggiungi gli obiettivi, “grazie e arrivederci”.
“La grande forza della SIGI – prosegue Pagliara – è stata quella di perseverare nel progetto anche quando tutti chiedevano il grande finanziatore, l’ennesimo padre-padrone che “ci mettesse i soldi”, oppure uno dei tanti faccendieri con le banconote del Monopoli, senza amore per la Città, pronto a “ricevere” e scappare. Dare solidità a questa idea di calcio fatta di responsabilità condivise può rappresentare una svolta epocale, perché non basterà il disamoramento del singolo a far crollare tutto. Su questi presupposti non avrò difficoltà a scommettermi a prescindere dal ruolo (tema che non mi appassiona), altrimenti avrò fatto il mio e sarò stato utile per l’operazione salvataggio, cosa non da poco, e ci sarei comunque da catanese che ama Catania e il Catania”.