ROMA – La Guardia costiera ha sottoposto a fermo amministrativo la nave Sea Watch 4, di bandiera tedesca: all’esito di un’ispezione avviata sabato scorso, volta a verificare l’ottemperanza alle norme di sicurezza della navigazione e di tutela ambientale, sono state riscontrate 22 non conformità, di cui diverse considerate gravi.
Si tratta di irregolarità di natura tecnica, afferma la Guardia costiera, “tali da compromettere non solo la sicurezza degli equipaggi ma anche delle persone che sono state e che potrebbero essere recuperate a bordo, nel corso del servizio di assistenza svolto. Accertate anche alcune violazioni delle normative a tutela dell’ambiente marino”. La Sea Watch 4 è ormeggiata nel porto di Palermo, dove è attraccata nei giorni scorsi dopo il periodo di quarantena svolto a seguito del trasferimento sulla nave-quarantena Allegra dei migranti presenti a bordo. La nave, affermano ancora le Capitanerie di porto, “svolge un servizio sistematico di ‘ricerca e soccorso’ per cui non è certificata”.
“La nave – spiega la Guardia costiera – è stata sottoposta a fermo amministrativo fino alla rettifica delle irregolarità rilevate in sede ispettiva. Per alcune di esse sarà necessario l’intervento dello Stato di bandiera”. Le ispezioni effettuate “rispondono ad una precisa direttiva comunitaria recepita dall’Italia nel 2011 e che riguarda tutte le navi straniere che approdano nei nostri porti”. La nave Sea Watch 4 rientra tra le navi a ‘rischio standard’, per le quali è prevista un’ispezione periodica una volta l’anno. La nave non veniva ispezionata dal marzo 2017 e quindi “doveva essere sottoposta ad ispezione non appena fosse approdata in qualsiasi porto dell’Unione Europea”.
La nave, sottolinea ancora la Guardia costiera, svolge un servizio sistematico di “ricerca e soccorso” per cui non è certificata (nella missione appena terminata nel Mediterraneo centrale ha partecipato a quattro diversi eventi SAR). “Lo svolgimento di attività di soccorso in ‘modo sistematico’, differentemente da quanto accade per le unità navali che occasionalmente prestano soccorso a terzi, non può configurarsi come ‘un improvviso e diverso impiego’ e, pertanto, tale circostanza, ai sensi della Convenzione SOLAS, impone che le stesse debbano essere certificate dal proprio Stato di bandiera per il servizio effettivamente svolto, dovendo così rispondere a requisiti ben precisi previsti proprio per chi esegue attività di ricerca e soccorso”.
Tra le 22 non conformità riscontrate, che hanno portato al fermo amministrativo dell’imbarcazione, vi sono “la presenza a bordo di un numero di persone ben superiore a quello previsto dalla certificazione di sicurezza rilasciata alla nave dallo Stato di bandiera (354 persone rispetto alle 30 previste), cinture di salvataggio di tipo non approvato, bagni installati in coperta con scarico diretto fuoribordo, illuminazione di emergenza per l’uso dei mezzi di salvataggio non funzionante”. L’attività ispettiva fa seguito ad apposita comunicazione che, lo scorso gennaio, la Guardia Costiera ha inviato agli Stati di bandiera delle navi Ong chiedendo che fossero adottate tutte le misure necessarie per garantire che queste unità fossero appunto idonee e certificate per tale tipo di impiego