La crisi determinata dal Covid 19 potrebbe far “esplodere” in Italia l’esercito degli abusivi e dei lavoratori in nero. Stando alle previsioni dell’Istat, entro la fine del 2020 circa 3,6 milioni di persone rischiano di perdere il posto di lavoro. Lo rileva la Cgia la quale segnala che una parte di questi esuberi verrà di sicuro “assorbita” dall’economia sommersa.
“Nel 2009, che viene ricordato come l’annus horribilis dell’economia italiana degli ultimi 75 anni, – spiega Paolo Zabeo – il Pil in Italia scese del 5,5% e la disoccupazione nel giro di due anni passò dal 6 al 12%. Quest’anno se le cose andranno bene la contrazione del Pil sarà del 10%. Alla luce di ciò, è molto probabile, dal momento in cui verranno meno la Cig introdotta nel periodo Covid e il blocco dei licenziamenti, che il tasso di disoccupazione assumerà dimensioni preoccupanti”. In Italia ci sono 3,3 milioni di occupati in nero (38% nelle regioni del Sud) e producono 78,7 miliardi di euro di valore aggiunto sommerso.
A fronte di poco più di 1.253.000 occupati irregolari (38% del totale nazionale), nel Sud il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è di 26,8 mld (34% dato nazionale). La realtà meno investita dal fenomeno è il Nord-Est: il valore aggiunto prodotto dal sommerso è di 14,8 miliardi. Oltre 3,3 mln di lavoratori irregolari, costituiti prevalentemente da dipendenti che fanno il secondo/terzo lavoro, da cassaintegrati o pensionati che ‘arrotondano’ o da disoccupati che in attesa di rientrare nel mercato del lavoro sopravvivono grazie a un’attività irregolare.
Dall’ultima stima Istat all’1 gennaio 2018, in Calabria gli irregolari erano il 21,6% (136.400), in Campania il 19,8% (370.900), in Sicilia il 19,4% (296.300), in Puglia il 16,6% (229.200) e nel Lazio il 15,9% (428.200). La media nazionale è dei 13,1%. Diverso invece al Nord-Est. Se in Emilia Romagna gli irregolari erano il 10,1% (216.200), in Valle d’Aosta il 9,3% (5.700), in Veneto il 9,1% (206.400) e nella Provincia autonoma di Bolzano il 9% (26.400).
Rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nei primi 6 mesi 2020 la produzione delle costruzioni ha segnato -24,2% (dato riferito ai primi 5 mesi); ordinativi industria -20,9%; export beni e servizi -20,4%; fatturato industria -19%; produzione industriale.-18,3%; fatturato dei servizi.-16,9%; investimenti -14,7%; consumi delle famiglie.-11,9%; Pil -11,7%; commercio al dettaglio -8,8%.