BOLOGNA – Spacchettare gli invitati del matrimonio in più ricevimenti, in giorni diversi, in modo da non scontentare nessuno e aggirare, in modo lecito, le attuali norme anti-Covid. L’idea sembra uscita da una delle tante parodie che circolano sui social ai tempi del coronavirus e invece due neo sposi della provincia di Forlì-Cesena lo hanno fatto per davvero.
Una soluzione creativa che strappa un sorriso e prova a dare uno spiraglio di sopravvivenza a un intero settore – fatto di sale ricevimento, catering ma anche fotografi, fiorai, sarti, acconciatori e truccatori – pesantemente colpito dalle restrizioni dovute alla pandemia. Chiara, bergamasca, e Vincenzo, faentino, si sono sposati lo scorso weekend in una location in provincia di Forlì-Cesena.
Avevano già rinviato il matrimonio perché inizialmente era fissato al 14 marzo, in piena pandemia. Anche questa nuova data rischiava di saltare, perché “investita” last minute dalle restrizioni imposte dal Dpcm del 13 ottobre, che vieta per almeno un mese feste nei locali pubblici a meno che non siano connesse a cerimonie come matrimoni o battesimi, ma comunque con non più di 30 partecipanti.
Limite che per molte coppie è insormontabile. Non per Chiara e Vincenzo che di invitati ne avevano 88 e che, pur di non rinviare nuovamente le nozze o di escludere un proprio caro all’ultimo momento, hanno pensato di spalmare i festeggiamenti. Cerimonia trina insomma: sabato sera brindisi e festa coi parenti e amici da Bergamo, domenica a pranzo gli amici stretti e domenica a cena con gli amici scout di lui. Foto ricordo con mascherine rigorosamente indossate per tutti.
“Per tutta la prossima settimana – raccontano Chiara e Vincenzo – abbiamo in programma piccole cene con qualche invitato che non è riuscito a rientrare nei numeri previsti per i tre ricevimenti. Non c’era altro modo. Con un po’ di fantasia lo abbiamo chiamato ‘un matrimonio itinerante'”.
Come l’hanno presa gli invitati? “Ci hanno dato dei matti. Ma siamo felici di esserci ritrovati tutti per questa occasione di gioia – ha detto la sposa – dopo i mesi bui e drammatici dell’emergenza, che, dalle mie parti (Bergamo, ndr) ha picchiato davvero duro. Qualcuno non è riuscito a esserci perché attualmente in quarantena, o perché colpito dal lutto per qualche familiare. Per fortuna ci sono le videochiamate, a farci sentire comunque vicini”.
L’idea è venuta ai titolari della location scelta per il ricevimento e tutti gli altri professionisti coinvolti – dal parrucchiere al pasticciere – son stati ben felici di collaborare. Del resto le perdite del settore per tutti i matrimoni che potrebbero saltare – un migliaio secondo dati Istat – rischiano di mettere in ginocchio più di una categoria di lavoratori.
La scorsa settimana diversi governatori hanno non a caso chiesto al Governo una clausola, una ciambella di salvataggio, per risarcire i ‘promessi sposi’ delle spese che hanno già affrontato. Non solo, si pensa anche a indennizzi alle imprese per i guadagni sfumati. Il settore è stato stravolto dal lockdown: conta circa 50 mila imprese e partite Iva che danno lavoro più o meno a 300 mila dipendenti, stabili e stagionali. Dagli operatori di foto e video l’ultimo grido d’allarme: rischio serio di chiudere l’anno in passivo.