ROMA – Carlo Calenda si candida a Sindaco di Roma, confermando le indiscrezioni di una sua discesa in campo per la guida del Campidoglio. Il leader di Azione lo annuncia in diretta tv, collegato con la trasmissione di Rai 3 “Che tempo che fa”. Definisce la sua scelta “un dovere e una grande avventura”. Consapevole dei dubbi della maggioranza giallorossa sul suo nome, l’ex ministro dello Sviluppo Economico non elude lo scoglio principale della sua candidatura, cioè l’assenso dei dem.
“Ovviamente non posso parlare a nome del Pd. Esiste un tavolo, poi certamente auspico un appoggio largo sulla mia persona non solo dei partiti ma anche delle associazioni e le organizzazioni sul territorio”. Fabio Fazio lo incalza sul punto dolente. “Perchè – chiede il conduttore – i dem dovrebbero sostenerla? “Il Pd – risponde – dovrebbe appoggiare la mia candidatura se pensano sia la persona adatta a governare Roma. Dicevano mai con i Cinque Stelle e poi hanno cambiato idea, io sono ancora là”. Detto questo, Calenda sa bene che ha di fronte un sentiero molto stretto. E l’unico modo che ha per arrivare sino in fondo, come candidato unitario, è ovviamente distinguere la vicenda del governo nazionale, di cui lui resta un fiero oppositore, da quella cittadina. Non a caso ribadisce i limiti, a suo giudizio evidenti, dell’amministrazione Raggi, punto su cui c’è ampia convergenza con Nicola Zingaretti.
“I mali di Roma – spiega – vengono da lontano, ma con M5s e Raggi è peggiorato tutto. Io e il Pd pensiamo entrambi che la gestione dei M5s sia stata disastrosa”. Sulla strada della scelta del candidato del centrosinistra, secondo Calenda non possono esserci le primarie di coalizione, come proposto da più parti dell’alleanza: “Io ho fatto anche lo scrutatore alle primarie del Pd, ma credo che dobbiamo cercare di allargare il campo il più possibile. E poi c’è un piccolo dettaglio, c’è un’emergenza sanitaria. Come pensiamo che la gente esca di casa…Insomma, farle adesso sarebbe complicato, farle più avanti significherebbe parlarci addosso per mesi. Poi – ricorda – dalle primarie uscirono sconfitti Sassoli e Gentiloni, che ora il Pd vorrebbe candidati”.
Silente il Pd, a favore delle primarie si esprime invece Paolo Cento di Sinistra Italiana. Sul fronte opposto, quello del centodestra, Matteo Salvini, in vista del vertice dei leader di martedì, conferma che il loro candidato unitario non sarà “un politico” ma un esponente della società civile : “Di Roma ne parleremo questa settimana, come per gli altri capoluoghi che vanno al voto. Non cisaranno candidati di partito – assicura da Genova – ma candidati sostenuti dalla coalizione che arrivano dal mondo del lavoro, del volontariato, delle professioni”.