Il sindaco (di fatto) di Catania, Roberto Bonaccorsi, nella sua stanza a Palazzo degli Elefanti da stamattina continua a leggere e a interpretare il nuovo Dpcm del presidente Conte, soprattutto nella parte che delega agli amministratori locali il potere di istituire zone rosse localizzate per limitare gli assembramenti. Bonaccorsi pensa a piazza Teatro Massimo, via Gemmellaro, la zona del Castello Ursino: tutte aree ad alto rischio soprattutto nel fine settimana.
“Il governo ha voluto scaricare la responsabilità del coprifuoco sui sindaci per chiudere le piazze e le vie della movida. Sembra l’atteggiamento di chi vuole gettare il pallone nel campo avversario disinteressandosi delle conseguenze”, spiega il vice sindaco che ha ereditato la guida di Catania dopo la sospensione di Pogliese. L’articolo 1 del nuovo decreto specifica, infatti, che “può essere disposta la chiusura al pubblico, dopo le 21, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private”.
Nella bozza si faceva espressamente menzione dei sindaci, la mediazione dell’Anci ha consentito di eliminare il riferimento diretto ai primi cittadini. “La norma che chiamava espressamente in causa i sindaci è stata smussata, ma in ogni città se c’è un luogo da chiudere lo decide il sindaco, i sindaci sanno che lo Stato è al loro fianco 24 ore su 24, dobbiamo tornare alla collaborazione massima”, ha precisato proprio stamattina il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia.
“Mi chiedo – aggiunge Bonaccorsi – come si dovrebbe controllare una via o una piazza con 5-6 intersezioni? Con i varchi? Chiedendo i documenti e le destinazioni a tutti? E poi con quali risorse umane e logistiche dovremo muoverci? I sindaci non possono controllare, e se non possono esserci controlli, la norma è priva di senso”. Insomma anche Catania sposa la linea del presidente dell’Anci Antonio Decaro.
Le misure di contrasto al Covid-19 sin dall’inizio della pandemia sono state prese all’interno del Comitato per l’ordine e la sicurezza alla presenza del prefetto e delle forze di pubblica sicurezza. “E così continueremo a fare. Ricordo che siamo stati i primi, con una nostra ordinanza, a proporre la sospensione della vendita di alcolici e superalcolici dopo le 23, come amministrazione comunale abbiamo recepito il precedente Dpcm anticipando il divieto di asporto di cibi e bevande dopo le 21, ma chiederci di istituire zone di coprifuoco locali mi sembra uno scaricabarile inaccettabile da parte del governo. In questi casi il coordinamento e il controllo è affidato al Viminale, il ministro dell’Interno se ne faccia carico e ci dica come comportarci e quali risorse utilizzare”.
IL VIMINALE PRECISA. Intanto proprio il Viminale si affretta a precisare che “il coinvolgimento dei Sindaci nel nuovo Dpcm, in materia di chiusure localizzate di strade o piazze non è uno scaricabarile dello Stato”. Il sottosegretario dell’Interno con delega agli Enti locali, Achille Variati spiega che “lo Stato non abbandona i Comuni né li investe di responsabilità improprie: i primi cittadini, che sono autorità sanitarie locali, saranno ovviamente supportati in tutto dai Prefetti, negli appositi Comitati provinciali di ordine pubblico. Ed è proprio con i Prefetti e nei Comitati Provinciali che si potranno valutare casi particolarmente delicati in cui risultasse necessario, opportuno e possibile chiudere al pubblico strade o piazze”.
Per emettere ordinanze di chiusura come quelle previste nel Dpcm “bisognerà sentire anche l’Asl, che potrà essere invitata dal Prefetto al Comitato per l’ordine pubblico, per portare tecnicamente il pensiero della sanità locale. Sicuramente verranno valutate anche le relazioni delle forze dell’ordine stilate a seguito delle loro verifiche in quei luoghi dove eventualmente dovessero verificarsi assembramenti”.
Laddove si rivelassero condizioni di urgenza, nell’arco di 24 ore si può far anche l’ordinanza di chiusura, ma è chiaro che non vanno tralasciati una serie di passaggi, non ultimo quello che, quando un provvedimento riguarda un’esercizio, va notificato. Essendo una motivazione di natura sanitaria – ha aggiunto Variati – il Prefetto non ha una capacità di emettere l’ordinanza ma di attuazione di quest’ultima. Il sindaco fa l’ordinanza e lo strumento è il ComItato di ordine e sicurezza pubblica, che supporterà, motiverà e accompagnerà il sindaco sull’opportunità di emettere il provvedimento da lui firmato”
“Il Governo ha scelto questa via per non imporre un lockdown generalizzato o comunque misure più severe applicate indifferentemente a tutti, senza riguardo per le specifiche situazioni sanitarie dei diversi territori” conclude il sottosegretario. “È una dimostrazione di fiducia nei confronti dei sindaci e degli amministratori locali, nella convinzione che nessuno più di loro possa essere un valido alleato nel trovare la giusta misura con cui tarare le azioni di contenimento in ogni diverso territorio”.
FIERA DEI MORTI. Al punto 4 del nuovo decreto Conte “sono vietate le sagre e le fiere di comunità” restano consentite le “manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale nel rispetto dei protocolli validati dal Cts”. Stiamo studiando il decreto, mi sembra che al momento sia da escludere l’organizzazione della festa dei morti e probabilmente dei mercatini di Natale”, conclude il vice sindaco di Catania.
Twitter: @LucaCiliberti