ROMA – Mentre nelle prime settimane dell’epidemia da Covid “si riscontrava una maggior percentuale di casi severi, critici e di deceduti positivi diagnosticati mediante tamponi effettuati post-mortem, con il passare del tempo si evidenzia in percentuale un netto incremento dei casi asintomatici o paucisintomatici e una marcata riduzione dei casi severi e dei decessi”.
Lo evidenzia l’ultimo rapporto dell’Istituto superiore di sanità sull’epidemia Covid aggiornato al 20 ottobre. I dati mostrano il cambiamento nel tempo del quadro clinico riportato al momento della diagnosi dei casi confermati di Covid-19.
E’ verosimile che “oltre l’80% di tutti coloro che contraggono l’infezione siano asintomatici o paucisintomatici”, afferma Flavia Riccardo dell’Iss, sottolineando al contempo che cresce il numero dei soggetti postivi a sarsCov2 asintomatici rispetto ai mesi iniziali dell’epidemia: sono il 56,5% sul totale dei test molecolari effettuati nel periodo 20 luglio-20 ottobre.
La percentuale era invece pari al 15,1% nei primi tre mesi dell’epidemia (20 febbraio- 20 maggio). L’aumento è dovuto al maggior numero di tamponi effettuati sui contatti e per attività di screening rispetto all’inizio della pandemia.
A supporto di questi numeri c’è il nuovo rapporto OsservaSalute, con dati aggiornati al 24 ottobre, che rileva come si muore di meno per Covid in questo inizio di seconda ondata rispetto alla prima. Il numero di decessi tra febbraio e marzo aumentava infatti giornalmente del 4,6%, mentre tra settembre e ottobre l’incremento giornaliero medio è dello 0,13%.
Il rapporto mostra però anche la crescente pressione sulle strutture sanitarie in 7 regioni che vivono oggi un aumento esponenziale dei ricoveri e delle terapie intensive, se confrontato con quello della fase acuta di aprile.