Tra le conseguenze del lockdown della scorsa primavera ve ne è una che ha riguardato una categoria medica non amatissima dalla popolazione, quella dei medici fiscali. Eppure il loro intervento è necessario e scoraggia molto spesso quella frangia di lavoratori che vorrebbe stare a casa senza obiettivi motivi di salute.
Durante la crisi dovuta all’emergenza coronavirus le loro prestazioni, o meglio, le richieste di enti e aziende rivolte all’Inps per inviare il medico fiscale a casa del lavoratore ammalato sono precipitate. Queste e altre problematiche sono state segnalate dai medici fiscali siciliani che hanno indetto un incontro a Palermo sulla “scarsità di diritti della categoria e l’esposizione ad aggressioni”.
L’incontro si è svolto nella sede dell’Ordine dei medici con la partecipazione dello stesso presidente provinciale, Toti Amato, del presidente provinciale dell’Inps, Saverio Giunta, di Alfio Saggio, consigliere segretario dell’Ordine dei Medici di Catania, del direttore sanitario Alberto Firenze e di Fabio Nicosia rappresentante regionale Anmefi (Associazione Nazionale Medici Fiscali) in collegamento in videoconferenza da Catania, oltre ad altri medici fiscali.
Questi hanno hanno segnalato la drastica riduzione, durante il lockdown, delle visite di controllo, pagate a prestazione, con intuibili ripercussioni di ordine economico nonché l’aumento degli episodi di violenza e aggressione nei loro confronti da parte di alcuni utenti che avevano avanzato richieste fuori norma.
Rassicurazioni su una inversione di tendenza riguardo all’adozione di alcune procedure per aumentare il numero delle viste fiscali nonché al potenziamento della sicurezza nei posti di lavoro sono state però date in questo senso da Giunta.