PALERMO – E’ stata formalizzata questa mattina al Commissariato Porta Nuova la denuncia presentata da Alessandra Puccio, tutrice di Abou, il migrante quindicenne ivoriano morto ieri all”ospedale Ingrassia.
Il ragazzo deceduto, dopo essere stato soccorso nel Canale di Sicilia insieme ad altri migranti, era stato un mese sulla Open Arms e poi sulla nave quarantena Allegra.
“Abbiamo ricostruito tutti i vari passaggi del povero ragazzo – spiega il legale – La cartella clinica è stata sequestrata; adesso toccherà alla Procura ricostruire quanto successo e accertare eventuali responsabilità”.
“Al momento del salvataggio Abou non riportava sintomi particolari, se non una forte denutrizione e una settimana dopo ha iniziato ad avere la febbre: era negativo al Covid e dopo un giorno, il 18 settembre, era ancora febbricitante ma sembrava in miglioramento”. E’ quanto in sintesi riferisce Open Arms in merito alla vicenda di Abou
La Ong, che ha fornito una propria ricostruzione della vicenda fin dal salvataggio, aggiunge: “Le persone che soccorriamo sono tutte in condizioni di salute precarie, hanno subito abusi e violenze, hanno affrontato giorni di attesa in mare. Ribadiamo pertanto la necessità che vengano fatte sbarcare in un porto sicuro nel più breve tempo possibile e che venga loro permesso di trascorrere i giorni di quarantena in strutture adeguate dove vengano garantite loro le cure necessarie e dove i loro diritti vengano rispettati”.
Secondo quanto spiega Open Arms, “l’imbarcazione su cui viaggiava Abou – spiega la Ong – è stata soccorsa il 10 settembre. Secondo il medico di Emergency presente a bordo, al momento del salvataggio, Abou non riportava sintomi particolari, se non una forte denutrizione, comune alla maggior parte delle persone che erano sulla sua barca. Il 17 settembre, verso le 21, il ragazzo ha iniziato ad avere la febbre e un forte dolore lombare: è stato subito condotto nell’ambulatorio della nave, dove è stato sottoposto al test per il Covid-19 che è risultato negativo. Lo staff medico lo ha reidratato per via endovenosa, gli ha somministrato del paracetamolo e una terapia antibiotica, ipotizzando una possibile infezione alle vie urinarie. Quando il ragazzo ha lasciato l’ambulatorio, la febbre era scesa”.