“Mi preoccupa di più tutto ciò che non è Covid”. Carmelo Iacobello, direttore del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Cannizzaro di Catania, è pragmatico come pochi.
La curva dei casi siciliani è in aumento, il presidente Musumeci ha parlato di “caccia ai positivi, per isolarli e limitare il contagio”.
“Più tamponi facciamo, più positivi troviamo. La Sicilia durante al prima fase della pandemia ha avuto pochi casi rispetto al resto d’Italia, questo ci rende una popolazione vergine e più ricettiva. Il dato che verifichiamo attualmente è quello che al maggior numero di positivi non corrisponde un maggior numero di casi gravi, l’impatto sulle Terapie intensive è al momento sopportabile, continua ad aiutarci anche il clima mite”, spiega Iacobello.
“Vedremo come si evolverà la malattia con l’arrivo della stagione invernale e se il virus diventerà più aggressivo – conferma Iacobello – Bisognerà comprendere anche come influiranno complessivamente le misure sociali messe in atto per limitare i contagi, considerando anche che la sensibilità all’uso della mascherina, al distanziamento e alla frequente igienizzazione della mani sono più diffuse in tutta la popolazione. Il Giappone, Taiwan e la Corea del Sud, solo per citare alcuni esempi internazionali, sono riusciti ad abbattere il numero dei contagi solo mettendo in atto solo queste tre raccomandazioni. Oggi non è possibile fare una previsione a lungo termine”.
L’unità complessa del Cannizzaro diretta del dottore Iacobello, componente del direttivo della Società italiana di malattie infettive e tropicali, attualmente si occupa interamente di casi Covid, ma restano i dubbi: “Cosa succederà ai pazienti colpiti da meningiti, patologia con un forte impatto ospedaliero? E in generale negli ospedali sono diminuiti i pazienti oncologici, quelli con scompensi cardiaci. Aumentano i tempi di attesa per le liste trapianto. Quando tracceremo una linea di demarcazione ci renderemo davvero conto dell’impatto della pandemia sull’intero sistema salute”.
Un indicatore al momento c’è. “Gli accessi al pronto soccorso si sono ridotti drasticamente e gli stessi pazienti, alcuni con patologie pregresse, che in condizioni normali facevano ricorso alle visite mediche, non si curano più come prima. Al contrario sono aumentati i ricoveri sociali, si tratta di quei soggetti allontanati dall’ambienti familiari o con difficoltà abitative, con un impatto reale quantificabile nel 20/30% dei posti letto nei Covid hospital o nei Covid residence”.
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