Sono partite da Sciacca per Budapest per tentare di salvare la vita a un piccolo paziente ungherese di soli due anni. Dalla Banca del cordone ombelicale del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II” è infatti stata spedita una unità di cellule staminali provenienti da sangue cordonale donate da una mamma siciliana.
La crioconservazione è stata effettuata a Sciacca in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, il Centro Nazionale Sangue e il Registro Nazionale dell’ospedale Galliera di Genova. L’unità di cellule staminali sarà recapitata in Ungheria per procedere al trapianto delle staminali.
Tutte le unità donate rispondono a precisi requisiti di qualità e sicurezza e vengono rese visibili nel registro nazionale “Italian Bone Marrow Donor Registry” (Ibmdr) attraverso il quale le strutture sanitarie di tutto il mondo possono rintracciare e verificare la compatibilità con i propri pazienti e farne richiesta.
La “banca” saccense del presidio ospedaliero “Giovanni Paolo II”, diretta dal dottor Pasquale Gallerano, così come tutte banche cordonali in Italia, custodisce le staminali e si tratta di un formidabile strumento che, non a caso, viene spesso indicato in gergo medico “tecnica rescue” in quanto si presenta come un vero e proprio meccanismo di salvataggio attraverso cui ripopolare, in una ventina di giorni, il midollo osseo di pazienti affetti da molte patologie ematologiche come le leucemie e i linfomi.
La Banca cordonale di Sciacca oltre a raccogliere e custodire le donazioni solidaristiche del sangue cordonale, conserva anche le unità per uso dedicato, cioè quelle da destinare a un membro della famiglia affetto da una patologia curabile con il trapianto di cellule staminali emopoietiche, oppure da utilizzare nel caso in cui, nell’ambito della stessa famiglia, vi sia un elevato rischio di malattie genetiche che potrebbero riguardare futuri figli.
La struttura di Sciacca è dotata di un’area di stoccaggio con sei locali criobiologici per più di 500 metri quadrati di spazi freddi. Le sale ospitano contenitori criogenici di ultima generazione configurabili sia al funzionamento con azoto liquido sia con i vapori di azoto. Queste aree dispongono di sistemi di sicurezza funzionali al mantenimento dell’integrità a lungo termine delle cellule staminali.