“Vorrei fare una domanda e dare la risposta: perché la Serie C deve continuare a giocare?”. E’ l’interrogativo, non troppo retorico, che si pone in una nota il presidente della Lega Pro, Francesco Ghirelli, in merito alle tante difficoltà del campionato di Serie C in una stagione caratterizzata dalla pandemia di Covid-19.
“Sono diversi i motivi ed ognuno ha una valenza significativa”, spiega Ghirelli.
“1) Noi del calcio della Serie C siamo uguali a tanti settori dell’Italia, siamo uguali alle altre discipline sportive, ai comparti produttivi, alle aziende dell’entertainment”.
“2) Noi siamo radicati nel sociale e, quindi, siamo impegnati a dare una mano a tanti che soffrono, a quelli che sono preoccupati dall’incertezza che li avvolge. Offrire novanta minuti di svago, mezz’ora per divagarsi, alleviare per qualche minuto la tensione, vi sembra poco? No, fa parte del nostro essere il calcio che fa bene al Paese. Noi siamo quelli della cassa integrazione, da noi ci sono calciatori che hanno emolumenti normali e, quindi, capiscono di più e meglio i problemi delle persone della porta accanto”.
“3) La situazione dei contagi nelle nostre squadre nelle ultime giornate è migliorata. Domenica scorsa non è stata spostata ad altro orario alcuna partita, sono state tre le partite non disputate e rinviate. E’ un trend positivo che sta interessando il nostro campionato da almeno tre giornate, dobbiamo illuderci? No, però rimane un dato positivo che ci auguriamo venga confermato nelle prossime settimane”.
“4) Cosa succederebbe se ci fermassimo per un periodo? Saremmo costretti ad andare oltre i termini della fine programmata del campionato e con quali conseguenze? Ci sarebbe l’aumento dei costi per pagamento emolumenti ed attività di gestione dei club. E, ancor più grave, non potremmo più pensare ai ristori. Stiamo lavorando alacremente con il governo e il parlamento per lo spostamento e le rateizzazioni fiscali, per un fondo perduto a compensazione delle spese per i tamponi, per misure di liquidità come la PMI con garanzia centrale. I ristori sono a beneficio dei settori economici interessati dalle misure introdotte con il Dpcm del 24 ottobre. Non potremmo, altresì, usufruire dei benefici della cassa integrazione se decidessimo di fermarci autonomamente”.
“5) Ci fermiamo, ora. Bene. E poi che faremo a gennaio quando al Covid-19 si sommeranno gli effetti della influenza invernale?”.
“Questi sono i motivi che ci spingono ad andare avanti, a fare sacrifici, a sobbarcarsi disagi – prosegue il numero uno della Lega Pro – E’ comunque possibile che ci si debba fermare? Sì. Perché? Perché le autorità scientifiche e sanitarie, in accordo con il governo potrebbero constatare l’aggravarsi della situazione e potrebbero arrivare alla decisione di bloccare il Paese. A quel punto dovremmo fermarci come tutti gli altri settori. Certamente non ce lo auguriamo e speriamo di uscire dal Covid quanto prima”.
“Governo e parlamento sanno che a gennaio, al più tardi, potremmo veder ‘saltare’ i primi club se non dovessero arrivare ristori in grado di dare ossigeno alle casse in deficit dei club. Si perderebbero posti di lavoro diretti e si avrebbero colpi nell’indotto. Se cade la rete sociale del calcio di Serie C il Paese sarà più povero”.
“Per noi della Serie C – termina Ghirelli – la salute viene di gran lunga al primo posto nelle priorità e su questo non consentiremo alcun compromesso, così come finché ci sarà consentito giocheremo, sapendo che lo facciamo non a rischio zero. Il pericolo del rischio si attenua essendo sempre rigorosi nel rispettare il protocollo sanitario”.