Si è tenuto nel pomeriggio l’incontro in videoconferenza per cominciare a discutere le linee del prossimo decreto del presidente del Consiglio in materia di coronavirus, convocato dal ministro degli Affari regionali Francesco Boccia con la partecipazione del ministro della Salute Roberto Speranza, di rappresentanti di Regioni, Comuni (Anci) e Province (Upi), del commissario all’emergenza Domenico Arcuri e del capo della Protezione civile Angelo Borrelli.
Le Regioni hanno chiesto di prolungare la didattica a distanza per i licei fino a gennaio. “Le regioni unanimamente hanno ritenuto di suggerire al governo di procrastinare al 7 gennaio ogni riapertura della didattica in presenza per chi è ancora oggi in didattica a distanza”, ha confermato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
“Tutte le regioni hanno unanimamente ritenuto di dire al Governo che si tratterebbe di una mossa inopportuna in questo momento soprattutto alla vigilia della pausa festiva delle scuole – ha detto Toti – in assenza di un programma di scaglionamento degli ingressi e in assenza di un servizio pubblico che oggi prevede capienza al 50% e andrebbe ritoccata”.
I presidenti delle Regioni hanno anche invitato il governo a valutare la chiusura delle frontiere in caso di divieto di riapertura degli impianti da sci. L’obiettivo dei governatori sarebbe evitare così la concorrenza degli Stati europei che invece dovessero permettere le vacanze sulla neve. Il governo avrebbe confermato che di riapertura degli impianti si potrà parlare soltanto dopo le feste di Natale.
Sulle funzioni religiose, il ministro Boccia ha spiegato: “Seguire la messa, e lo dico da cattolico, due ore prima o far nascere Gesù bambino due ore prima non è eresia. Eresia è non accorgersi dei malati, delle difficoltà dei medici, della gente che soffre. Non facciamo i sepolcri imbiancati. Papa Francesco ha dato un esempio bellissimo a tutti nella scorsa Pasqua, a partire dalla Via Crucis. Il Natale non si fa con il cronometro ma è un atto di fede”.