MESSINA – Ogni anno, in Sicilia, si registrano più di 3mila nuovi casi di tumore del polmone (2.100 uomini e 950 donne), circa 340 a Messina (258 uomini e 84 donne). All’ospedale Papardo, la pandemia non ha fermato la continuità assistenziale dei pazienti colpiti dalla neoplasia.
“Dall’inizio della pandemia c’è stato un incremento del numero di malati provenienti da centri al di fuori dell’area di Messina, probabilmente perché altre strutture hanno interrotto alcune prestazioni a causa del Covid-19 – afferma Vincenzo Adamo, direttore dell’Oncologia medica del Papardo e ordinario di Oncologia medica all’Università di Messina -. Trattiamo ogni anno circa 200 pazienti con tumore del polmone e il 20% proviene da fuori provincia. Durante la pandemia, non abbiamo mai interrotto l’attività dei gruppi oncologici multidisciplinari, incluso quello dedicato al polmone. I pazienti in trattamento attivo necessitano di cure indifferibili. Per questo, abbiamo realizzato un percorso virtuoso che consente alle persone colpite da neoplasia di proseguire i programmi diagnostico-terapeutici in piena sicurezza”.
“Negli ambulatori, con regolarità e nel pieno rispetto delle norme previste, sono proseguite le prime visite e tutti i trattamenti di pazienti con malattia localmente avanzata o metastatica – spiega Adamo -. Anche l’attività chirurgica non ha subito interruzioni”. La radioterapia è una componente decisiva. “Si stima che circa il 50% dei pazienti affetti da neoplasia abbia necessità del trattamento radiante o per l’eradicazione locale di malattia o per migliorare la qualità di vita attraverso il controllo di sintomi – sottolinea Anna Santacaterina, direttore radioterapia del Papardo -. L’85% delle diagnosi di tumore del polmone riguarda la forma non a piccole cellule, la più frequente.
“Per ognuno dei quattro stadi del carcinoma polmonare non a piccole cellule è previsto un trattamento specifico – spiega Giuseppe Casablanca, direttore chirurgia toracica -. La chirurgia radicale è un’opzione praticabile solo negli stadi iniziali, poi per altre forme l’intervento chirurgico è possibile in alcuni casi, grazie anche alla chemioterapia neoadiuvante che consente di ridurre le dimensioni del tumore prima dell’operazione. Negli stadi avanzati, l’intervento radicale è raramente perseguibile e il trattamento nella maggior parte è rappresentato dalla combinazione di radioterapia e chemioterapia”.