RAGUSA – “Non avevo alcuna intenzione di abbandonare il bambino”. Davanti al gip Eleonora Schininà il macellaio di 59 anni, arrestato con l’accusa di avere tentato di sbarazzarsi di un neonato appena partorito dalla sua ex compagna, ha continuato a sostenere di avere “tentato anzi di salvare il piccolo” inscenando un ritrovamento davanti a un cassonetto dei rifiuti che non c’era mai stato.
L’uomo non sa neppure se fosse suo figlio, nato da una relazione con una donna di 41 anni. Il loro rapporto era finito sei o sette mesi fa ma i due avrebbero continuato a vedersi solo perché hanno un’altra figlia in comune. Sarà l’esame comparativo del Dna sui campioni del bambino e del presunto padre, che arriverà tra alcuni giorni, a risolvere il caso.
Davanti al gip nel primo interrogatorio di garanzia, con l’assistenza del difensore Michele Sbezzi, l’uomo ha ribadito intanto di non sapere che l’ex compagna fosse incinta. Lei stessa non ne avrebbe avuto piena consapevolezza. Fino alla vigilia del parto avrebbe chiesto un consulto medico per quelli che riteneva fossero semplici “gonfiori”.
Quel pomeriggio di un mese fa l’uomo avrebbe ricevuto una telefonata dalla donna che aveva appena partorito il piccolo. Al momento del suo arrivo era sola. A lui avrebbe consegnato il neonato avvolto in una coperta dentro un sacchetto di plastica perché lo portasse in ospedale.
Ma lungo la strada l’uomo avrebbe cambiato idea e avrebbe simulato un ritrovamento chiamando la polizia. “Questo comportamento – ha detto l’avvocato Sbezzi – esclude già la volontà dell’abbandono”. Il legale ha chiesto quindi la revoca degli arresti domiciliari.