“Una vaccinazione obbligatoria non la valutiamo, la escludiamo. Lasciamo che parta questo piano vaccinale e vediamo il riscontro, confidiamo di poter raggiungere una buona fascia di popolazione anche su base facoltativa. Io stesso per dare il buon esempio lo farei subito, ma è giusto rispettare le priorità approvate dalle Camere. Tutti i dati del piano vaccinale sono in Parlamento. Tutti i nostri numeri sono trattati in trasparenza, così anche il piano vaccinale”. Non poteva essere che il Covid il tema principale della conferenza stampa di fine anno del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
Il premier ha parlato a lungo di vaccino e delle misure di contrasto all’epidemia: “Perché l’Italia non si è assicurata dosi di vaccini come la Germania? Italia, Francia, Germania e Olanda sono stati i primi paesi che in modo sintonico si sono mossi per l’alleanza per i vaccini, dopo aver già preso contatti con le ditte. Abbiamo consegnato la palla alla commissione Ue. E’ stata una scelta politica. L’Italia non ha tentato di assicurarsi altre commesse perché le dosi contrattualmente negoziate sono centinaia di milioni. E poi L’Italia non l’ha fatto perché all’articolo 7 del contratto della commissione europea c’è il divieto di approvvigionarsi a livello bilaterale”.
“Faremo queste valutazioni se del caso: ci sono varie proposte e tra queste anche su chi, dopo essere stato vaccinato, abbia una abilitazione di maggiore mobilità. Non ci sarà il vincolo di obbligatorietà, ma faremo comunicazione. Tolte le categorie prioritarie non ci sono indicazioni su altre”.
“Lo stato di emergenza per il Covid lo prorogheremo sino a quando sarà necessario per mantenere i presidi di protezione civile e tutti i presidi che ci consentono di gestire l’emergenza, dando poteri ai soggetti attuatori. Non significa che facciamo saltare l’assetto costituzionale ma applichiamo questa norma necessaria per eventi una tantum come sismi e alluvioni. Questo evento è imprevedibile, mutevole, che si dipana continuamente. Dovremo accompagnarlo con la proroga dello stato di emergenza”.
“La potenziale terza ondata Covid l’affronteremo con le nostre misure. Dobbiamo solo capire se le varianti, come quella inglese, che hanno un tasso di contagiosità più elevato, ci richiederanno o meno l’aggiornamento delle nostre misure. Altrimenti il sistema per fasce col monitoraggio è assolutamente adeguato anche per la terza ondata. L’esperienza che stiamo acquisendo in questa fase pandemica è che se riusciamo a coordinare le azioni saremo tutti più forti e resilienti”, ha detto a proposito dell’Ue.
“In Italia dati peggiori che altrove? Teniamo conto che l’Italia è stato il primo Paese europeo e occidentale in cui è scoppiata la pandemia in modo così incisivo. Questo ci ha complicato la risposta e abbiamo dovuto elaborare risposte che non ci consentivano di riprodurre quelle applicate altrove. Aspettiamo a fare bilanci: avremo sempre il massimo impegno per limitare le limitazioni delle libertà personali. Nella seconda ondata le misure restrittive sono dappertutto e a volte anche in modo più incisivo che da noi”.
“Sui decessi lascio agli scienziati e agli esperti le valutazioni. Dagli esperti – ha detto – ci viene detto che fattori che hanno contribuito c’è che abbiamo la popolazione più anziana d’Europa: in Italia si muore tardi ma si invecchia male. Tutti questi fattori, associati alle abitudini di vita dei nostri anziani che facciamo vivere con noi, possono aver contribuito”.
Conte ha parlato anche delle misure da prendere dopo le feste natalizie: “Auspico che il 7 gennaio le scuole secondarie di secondo grado possano ripartire con una didattica integrata mista almeno al 50% in presenza, nel segno della responsabilità, senza mettere a rischio le comunità scolastiche. Se, come mi dicono, i tavoli delle prefetture, hanno lavorato in modo efficace, potremo ripartire quantomeno col 50%”.
“Abbiamo approfittato di dicembre per un ulteriore passo avanti, in una logica di massima flessibilità. Abbiamo coinvolto i prefetti, con tutte le autorità coinvolte, per una sintesi. Abbiamo compreso che il sistema è così integrato che non è possibile decongestionare i flussi attorno alla scuola, anche per il trasporto pubblico locale, se non si integrano i comparti diversi. Le prefetture hanno avuto il compito di coordinare soluzioni flessibili, da valutare paese per paese, scuola per scuola. C’è stata disponibilità a differenziare gli orari di ingresso anche negli uffici pubblici”.
“La ministra Bellanova con i sindacati e le forze sociali – ha aggiunto il premier parlando di lavoro – sta già lavorando allo scenario che dovremo affrontare dopo marzo con la fine del blocco dei licenziamenti. E’ uno scenario molto preoccupante. Abbiamo costruito una cintura di protezione sociale che più o meno sta funzionando, ha scongiurato il licenziamento per 600mila persone. Ma dobbiamo lavorare alla riforma e riordino degli ammortizzatori sociali e rendere più incisive le politiche attive del lavoro. Dovremo lavorare per non farci trovare impreparati. Il mercato del lavoro si preannuncia molto critico dopo marzo”.