Durante l’emergenza Covid sono stati erogati 400 milioni di euro ai Comuni italiani per aiuti alimentari tra buoni spesa ai cittadini in difficoltà e forniture tramite enti caritatevoli, con un raddoppio del budget destinato alle zone rosse della Lombardia e del Veneto individuate ad inizio marzo 2020. A fare il bilancio della solidarietà e dei sussidi per mangiare durante l’emergenza, è uno dei capitoli contenuti nell’ultima edizione dell’Annuario dell’agricoltura italiana del Crea Politiche e Bioeconomia.
Con un’incidenza della povertà assoluta del 7,7% sulla popolazione, il Crea ha calcolato che le conseguenze economiche delle misure per il contenimento hanno colpito un vasto contesto sociale, abbattendosi in particolare sulle categorie più vulnerabili, circa 5 milioni di lavoratori occasionali spesso non in regola.
Continuando a fare i conti degli aiuti, l’Annuario fa sapere che ulteriori risorse pari a 300 milioni di euro sono andate a incrementare il Fondo nazionale indigenti, con il tempestivo utilizzo a favore delle fasce più deboli della popolazione, mettendo loro a disposizione un paniere bilanciato con prodotti di qualità e a rischio eccedenze. Le derrate distribuite hanno incluso latte, pasta, succhi di frutta, preparati ortofrutticoli trasformati, carne in scatola da bovini nati, allevati e macellati in Italia, omogeneizzati di carne di agnelli nati, allevati e macellati in Italia e prodotti di qualità come l’olio Evo, formaggi, prosciutti e salumi Dop e Igp.
Fondamentale il contributo della rete capillare delle circa 10 mila strutture caritatevoli (enti religiosi civilmente riconosciuti e organizzazioni senza scopo di lucro), che ha dovuto fronteggiare un aumento delle richieste di aiuto di circa il 40% in media, con picchi del 70% nelle regioni del Sud.
Dopo un primo momento di disorientamento, le condizioni operative sono state riadattate per garantire il rispetto delle norme per il contenimento della pandemia.