La Sicilia in pochi giorni potrebbe diventare area rossa per tre settimane. Il Comitato tecnico scientifico, secondo le indiscrezioni che trapelano, dopo le due riunioni di ieri e oggi avrebbe già definito la relazione da dare al governatore Nello Musumeci, in considerazione dell’alto tasso di contagi degli ultimi giorni nell’Isola. Non si escludono misure diversificate in relazione all’estensione dell’epidemia. Ora la parola spetta alla politica.
Secondo il Cts siciliano la fascia arancione non sarebbe in grado di proteggere abbastanza la popolazione dal virus. Il confronto, nel Comitato tecnico scientifico, si è aperto ieri pomeriggio ed è terminato qualche ora fa, presenti ieri anche gli assessori regionali all’Istruzione Roberto Lagalla e alla Salute Ruggero Razza.
L’ipotesi di chiudere le scuole fino a fine mese allontana l’urgenza di somministrare i vaccini anche agli insegnanti e al personale scolastico. Per la scuola primaria si ipotizza l’astensione dalle lezioni in presenza e il probabile ricorso alla dad, come avvenuto nel primo lockdown, ma su disposizione dei sindaci, d’accordo con le Asp provinciali.
La scuola dell’infanzia dovrebbe continuare ad essere in presenza. Diversi comuni dell’Isola, negli ultimi giorni, sono stati dichiarati “zona rossa” per l’alto numero di contagi.
MUSUMECI: “VAREREMO MISURE RESTRITTIVE”. La Giunta regionale si è riunita per assumere decisioni in merito alle conclusioni del Comitato tecnico scientifico sull’attuale situazione pandemica in Sicilia. Al vaglio del governo Musumeci, in particolare, ci sono misure restrittive che si rendono necessarie in considerazione dell’andamento del contagio da coronavirus sul territorio siciliano. Pertanto, domani, venerdì 8 gennaio, rimarranno in vigore le disposizioni previste dal governo nazionale relative alla didattica, salvo in quei Comuni dove sono state già assunte iniziative diverse.
“Il Cts fotografa una realtà preoccupante – ha detto Musumeci – è aumentato il numero dei contagi negli ultimi giorni. Il periodo delle festività ha registrato un calo di attenzione e le conseguenze si pagano adesso. Dovremo adottare misure restrittive e lo faremo dopo una riflessione assai approfondita, nella giornata di domani. Ci confronteremo con Roma, dobbiamo necessariamente correre ai ripari. E’ un peccato perché di fronte alla campagna di vaccini che ci vede ai primi posti in Italia dobbiamo registrare un’impennata di contagi che rischia di mettere tutto in discussione. Serviranno provvedimenti necessari, adottati con fermezza. Le scuole? La dad continua sino a giorno 10, per gli altri ordini e gradi vale il provvedimento nazionale. Anche sul fronte delle scuole decideremo quale sarà la misura più giusta”.
I DATI DEL MINISTERO. I dati aggiornati della cabina di regia del ministero della Salute arriveranno nelle prossime ore, ma le prime indicazioni confermano una risalita della curva epidemiologica che è ormai arrivata alla quarta settimana consecutiva. Numeri dunque sicuramente peggiori rispetto a quelli di 7 giorni fa con almeno 12 regioni che, alla luce dell’abbassamento della soglia dell’Rt che fa scattare il posizionamento nelle diverse fasce, sono a rischio di passaggio in una zona con misure più restrittive.
Tre Regioni – Calabria (1.09), Liguria (1.07) e Veneto (1.07) – avevano in base all’ultimo monitoraggio un Rt superiore all’1 anche nel valore inferiore e, dunque, in caso di peggioramento, si collocherebbero automaticamente in zona arancione. Altre 3 – Basilicata (1.09), Lombardia (1) e Puglia (1) – superavano l’Rt 1 nel valore medio e anche queste potrebbero essere arancioni.
Rischiano anche l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e le Marche, che sfioravano l’Rt 1 (rispettivamente 0.98, 0.96 e 0.99), la Sardegna, che aveva un Rt a 0.78 ma era classificata a rischio non valutabile – equiparato a rischio alto – poiché non aveva trasmesso i dati completi, il Lazio, che ha un indice di trasmissione di poco sotto l’1 e proprio la Sicilia, che potrebbe passare direttamente in zona rossa dopo la richiesta del Cts.