CATANIA – L’inaugurazione dell’Anno giudiziario è come sempre occasione per tracciare un bilancio anche se l’epidemia legata al Covid ha acuito i problemi. “L’andamento della giurisdizione civile e penale è stato, anche nel Distretto di Catania fortemente condizionato dalla nota emergenza sanitaria nazionale, col suo indispensabile corollario di provvedimenti legislativi, regolamentari e amministrativi volti a fronteggiare l’epidemia da Covid-19, e in particolare con la normativa primaria che ha disposto la stasi pressoché totale dell’attività giudiziaria, col rinvio delle udienze dal 9 marzo fino all’11 maggio 2020 e la sospensione dei corrispondenti termini processuali”. Lo ha detto il presidente facente funzione della Corte d’Appello di Catania, Domenica Motta. “Anche per questo ha sottolineato Motta – gli applicativi ministeriali ed i sistemi informatici già in uso sono stati implementati e adattati per sopperire alle straordinarie esigenze derivate dall’applicazione della normativa emergenziale”.
PENALIZZANTI VUOTI DI ORGANICO. “Anche quest’anno non può trascurarsi di rappresentare le remore che al buon andamento della giurisdizione derivano dalle limitazioni organizzative imposte dai vuoti d’organico del personale di magistratura che, in misura maggiore o minore, continuano ad affliggere gli uffici del distretto, e in particolare quelli di primo grado”, ribadisce Domenica Motta. Tali scoperture – ha aggiunto – si attestano su una percentuale media dell’11,11% per gli uffici giudicanti e dell’8,42% per gli uffici requirenti, dati questi che, pur inferiori alla media nazionale e in parte migliori dello scorso anno, danno comunque motivi di grande preoccupazione in un distretto caratterizzato dalla presenza di numerose e agguerrite organizzazioni mafiose e dal tuttora presente fenomeno della tratta dei migranti dalle coste nordafricane. I presidenti dei tribunali periferici – ha sottolineato il presidente Motta – continuano a lamentare le difficoltà gestionali derivanti dal frequente avvicendamento dei magistrati, in genere di prima nomina, e dai non brevi tempi di copertura delle relative posizioni vacanti. Gravi dappertutto, come si ripete ormai da anni, sono le carenze d’organico del personale amministrativo, soprattutto a motivo del continuo pensionamento dei dipendenti. Il Tribunale di Catania ha lamentato che, a fronte di un organico che assomma a 344 unità, già peraltro giudicato insufficiente dai suoi dirigenti, si registrano vacanze in quasi tutti i profili professionali, per un totale di 92 unità. E la Procura Generale della Repubblica di Catania denuncia, ancora, una scopertura del 42%.
La pianta organica della Procura distrettuale di Catania è sottodimensionata rispetto all’elevatissimo numero di procedimenti e di imputati e al numero di misure cautelari emesse per reati di criminalità mafiosa (che lo pone al terzo posto in Italia) ed in considerazione della proliferazione dei procedimenti penali per i reati collegati all’agevolazione dell’immigrazione clandestina e per quelli di tratta delle persone. Ulteriori criticità – aggiunge il presidente facente funzioni della Corte d’Appello di Catania – sono rappresentante dalla grave scopertura organica nei ruoli del personale amministrativo, soprattutto per le qualifiche professionali più elevate, e dalla situazione logistica dell’Ufficio, atteso che il personale è dislocato in dodici sedi diverse, quasi tutte di proprietà privata, il che non solo è fonte di un gravoso carico economico per l’Erario ma rende necessario distogliere gli ausiliari da altre, più produttive attività di supporto per far loro curare il trasporto dei fascicoli da una sede all’altra.
A fronte di tale situazione – osserva la presidente – sono state introdotte ed ulteriormente sviluppate le innovazioni tecnologiche e informatiche che consentono di ridurre i tempi di lavorazione delle pratiche e favorire l’interazione con l’utenza. Dalle rilevazioni statistiche emerge che, nonostante il periodo di lockdown, le pendenze sono state ulteriormente ridotte, atteso che a fronte di 15.673 procedimenti penali iscritti nei confronti di noti nel periodo di riferimento ne sono stati definiti 16.173. Anche il numero di procedimenti iscritti nei confronti di ignoti pendenti alla fine del periodo è in diminuzione rispetto all’anno precedente, essendo stati definiti 15.779 procedimenti a fronte di 15.714 nuove iscrizioni. Risulta altresì ridotto il numero dei fascicoli iscritti a mod.21 bis pendenti alla fine del periodo, poiché sono stati definiti 1.715 fascicoli a fronte di 1.665 nuove iscrizioni”.
LOGISTICA DISASTROSA DEGLI UFFICI. Il presidente facente funzione della Corte d’Appello di Catania, Domenica Motta, punta il dito anche sull’aspetto logistico.
“E’ rimasta immutata la disastrosa situazione logistica degli uffici giudiziari catanesi, insufficiente nelle strutture e dispersa sul territorio cittadino, con conseguenze pesantemente negative sul regolare e dignitoso esercizio della giurisdizione, sui costi per la finanza pubblica e sulla qualità del servizio offerto agli utenti. L’emergenza sanitaria tuttora in corso – ha spiegato – ha chiaramente esasperato il problema, determinando difficoltà (e in alcuni casi impossibilità) di assicurare il rispetto della prescritta regola del distanziamento sociale. Particolarmente gravi sono le condizioni in cui magistrati, personale amministrativo e avvocati, oltre che i cittadini costretti ad accedere agli uffici, operano nella sede di via Francesco Crispi, utilizzata dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica, nonchè presso le sedi del Tribunale per i Minorenni e della corrispondente Procura della Repubblica, del Tribunale di Sorveglianza e dell’Ufficio del Giudice di Pace di Catania. Quanto alle risorse materiali e agli strumenti informatici a disposizione degli uffici – ha osservato – ne viene in genere lamentata l’insufficienza tanto per i magistrati quanto per il personale di cancelleria, sia sotto il profilo quantitativo che qualitativo”.
COSA NOSTRA CATANESE PUNTA SULLE DONNE. Nella relazione dell’Anno giudiziario, un passaggio è dedicato a Cosa nostra. “Non si sono registrati mutamenti di rilievo nelle strutture criminali operanti nel distretto di Catania – osserva Domenica Motta -. Nonostante la loro decimazione a seguito dei numerosi provvedimenti restrittivi, i clan mantengono una composizione numerica pressoché inalterata stante il continuo ingresso di nuova manovalanza criminale, proveniente dalle sacche di emarginazione e sottosviluppo radicate nelle periferie degradate, mai rimosse ed anzi in via di aggravamento per la perdurante crisi economica e le conseguenti difficoltà occupazionali.
Nel nuovo organigramma delle consorterie – ha aggiunto – le donne rivestono un ruolo sempre più significativo, anche di responsabilità e dirigenza. Le modalità operative dei vari gruppi continuano ad essere improntate ad una sostanziale non belligeranza con gli altri gruppi mafiosi, dettata da logiche spartitorie e consonanze affaristiche; rari sono stati, invece, gli episodi di aperta conflittualità. Esse hanno riguardato soprattutto la gestione delle piazze di spaccio”.