ROMA – “Finché tutti i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta non saranno vaccinati, è impossibile che questi possano essere coinvolti come vaccinatori anti-Covid perché ciò rappresenterebbe un rischio sia per i medici sia per i cittadini”. Il segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) Silvestro Scotti, si esprime così in riferimento alla disponibilità dichiarata dalle Regioni a collaborare perché si possa fare un accordo quadro con i medici di medicina generale e i pediatri per coinvolgerli nell’operazione delle vaccinazioni.
“A oggi – rileva Scotti – in molte regioni proprio i medici di base sono invece considerati tra le ultime linee nelle priorità per l’accesso all’immunizzazione. Naturalmente diamo la nostra disponibilità, ma sulla base di ciò che viene posto sul tavolo”.
Innanzitutto, evidenzia, “è fondamentale che i medici di base ed i pediatri vengano vaccinati prioritariamente, ma purtroppo così non è poiché la nostra categoria in molte Regioni non compare tra quelle prioritarie per l’accesso al vaccino. Ma come possiamo essere vaccinatori se non siamo immunizzati? Il medico entrerebbe infatti in contatto in questa prima fase delle immunizzazioni con potenziali soggetti asintomatici e questo rappresenterebbe un rischio per tutti”.
E ciò pone un altro problema: “Dopo la vaccinazione perché si sviluppi l’immunità sono necessario almeno 3-4 settimane; questo significa che, una volta vaccinati, i medici di famiglia e pediatri dovrebbero comunque attendere almeno un mese prima di poter a loro volta vaccinare. Si arriverebbe così a febbraio. Probabilmente, quest’operazione andava organizzata con largo anticipo”.
Inoltre, “in vista di un coinvolgimento dei medici di base, andrebbe anche potenziato il personale degli studi medici prevedendo anche la presenza di infermieri per le vaccinazioni di massa; un aspetto, questo, solo in parte affrontato in manovra”.
L’aiuto che potrebbe arrivare dai circa 50mila medici di famiglia e pediatri di libera scelta “sarebbe certamente fondamentale ma – conclude Scotti – chiediamo di essere convocati al ministero della Salute e di essere inseriti nella task force organizzativa anche per decidere sulle modalità da attuare per la convocazione delle diverse categorie di pazienti”.