ROMA – Rivedere la distribuzione dei vaccini, rimodulando le consegne in modo che nessuna regione resti senza dosi e possa procedere con i richiami.
A meno di 20 giorni dall’inizio della campagna vaccinale, il governo è già costretto a rimettere mano al piano presentato a inizio dicembre in Parlamento dal ministro della Salute Roberto Speranza per rispondere ai ritardi nelle consegne decisi unilateralmente da Pfizer.
Una decisione necessaria visto che la casa farmaceutica americana non ha dato alcuna garanzia concreta che dalla settimana prossima si torni alla normalità, limitandosi a promettere in un comunicato stampa che si riprenderà con il “calendario iniziale di distribuzione all’Ue a partire dalla settimana del 25 gennaio”.
Non solo. Al taglio di 165mila dosi annunciato venerdì – che ha ridotto del 29% le consegne al nostro paese per questa settimana, passate da 562.770 dosi a 397.800 – Pfizer ha fatto sapere solo alle 17 di lunedì, quando le fiale di vaccino sarebbero già dovute essere in Italia, che avrebbe ritardato ulteriormente la distribuzione, portando a destinazione la maggior parte delle dosi, poco più di 241mila, solo mercoledì.
Ma secondo l’Agenzia europea dei medicinali (Ema), disguidi e ritardi si devono al fatto che l’azienda sta cercando di aumentare la produzione e, a fronte dei molti ordini ricevuti, non ha avuto la possibilità di fare scorte di materie prime. Un nuovo intoppo che rischia non solo di far slittare la campagna vaccinale di diverse settimane ma anche di creare più di qualche problema nella somministrazione della seconda dosa per i richiami, prevista 21 giorni dopo la prima.
L’incontro tra il governo, con i ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza e il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri, e le Regioni, ha dunque l’obiettivo primario di evitare che vengano vanificati gli sforzi fatti finora, garantendo al milione e 200mila italiani che hanno già fatto il vaccino di poter fare anche il richiamo.
La priorità resta la “seconda dose” perché gli operatori sanitari e gli over 80 “sono categorie fondamentali per la vaccinazione”, avrebbe detto, secondo quanto si apprende, il ministro della Salute Roberto Speranza nel corso del vertice con le Regioni ricordando che il 60% delle vittime ha più di 80 anni e il 90% più di 60. Il ministro ha poi garantito alle Regioni che per quanto riguarda Pfizer l’Italia utilizzerà “tutte le armi possibili, compresa la pressione sulla commissione Ue”.
L’ipotesi di un ‘meccanismo di solidarietà’ tra regioni – chi ha conservato più dosi ne cederebbe una parte a quelle che hanno somministrato di più senza tenere le scorte, la Campania e il Veneto su tutte – resta ancora in piedi, anche se tra i governatori una linea comune non c’è, con le regioni più virtuose che fanno resistenza e non accettano di essere penalizzate per aver rispettato le indicazioni date dallo stesso governo. In quella direzione sembrerebbe invece andare la proposta di Luca Zaia in base alla quale le seconde dosi devono essere “garantite da un magazzino nazionale”.
Tutti però chiedono garanzie, come ribadisce il presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini: le riduzioni “siano solo temporanee”. E che sia il governo a decidere dove devono andare i vaccini, non Pfizer. Per questo l’ipotesi più concreta è di rivedere il piano della distribuzione in modo che siano gli uffici del Commissario a stabilire la rimodulazione delle quantità e dei luoghi di consegna. Garantendo in maniera equa, sulla base dei criteri già definiti, meno dosi ma per tutti.
Intanto, dopo Arcuri, anche il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini ha criticato le decisioni di Pfizer. “E’ un ritardo molto preoccupante” anche perché “è stato comunicato tutto all’ultimo minuto”. Magrini sottolinea comunque che “se si tratta di un ritardo di una sola settimana le conseguenze potrebbero non essere così gravi”.
I ritardi nelle consegne un risultato, negativo, lo hanno comunque già prodotto: lo slittamento di almeno due settimane dell’inizio della campagna di vaccinazione per gli over 80 e dei 400mila pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Il Lazio, dopo le prime dosi somministrate ieri, ha fissato l’apertura al primo febbraio, il Piemonte al 30 gennaio mentre la Puglia non aprirà le prenotazioni fino a quando non sarà fatta chiarezza.