CATANIA – E’ allarme giovani per la Ugl di Catania. Secondo una nuova analisi del contesto economico e sociale della città di Catania e della sua area metropolitana, discussa durante la prima riunione dell’anno della segreteria del sindacato etneo, a pagare il prezzo più caro di questi quasi 12 mesi di emergenza dovuta al Covid sono i cosiddetti “Neet”, oltre a coloro che nel tempo hanno purtroppo perso il lavoro (stagionali e non) ed a tutti quelli rimasti nel limbo della formazione.
Un esercito di ragazze e ragazzi, prevalentemente di età compresa tra i 19 ed i 30 anni che, di fatto, hanno perso praticamente un anno di quelle poche e residuali opportunità nel mondo del lavoro.
“La situazione è drammatica – spiega il segretario territoriale Giovanni Musumeci – e le prospettive future sono tutt’altro che rosee. Basti pensare semplicemente alla sospensione delle procedure di esame dei vari concorsi pubblici. Già in Italia un concorso dura un’infinità, se a questo aggiungiamo pure il rallentamento causato dalle norme anti Covid-19 per i bandi già in atto, forse avremo i primi assunti dopo l’estate – fa notare Musumeci. Al netto delle indispensabili assunzioni nel settore sanitario (permane però il vergognoso stop alle selezioni per la scuola di medicina), quando sembrava che nel pubblico qualcosa si stava muovendo è arrivato il virus a fermare tutto.
Ci sono migliaia di posti in ballo, altri potenziali ancora da bandire e centinaia di catanesi e siciliani che aspettano anche di fare un esame abilitativo, a partire da quello per avvocato. Nel privato va peggio, visto che il blocco dei licenziamenti sta frenando quella che noi come sindacato temiamo sarà una vera e propria macelleria sociale. All’orizzonte non solo si intravede una emorragia di posti di lavoro, ma principalmente non si vedono forme decise di incentivazione ai soggetti privati perché possano garantire più lavoro o favorire lo sviluppo dell’imprenditoria.
I ‘navigator’, ad oggi, sono rimaste ancora figure anomale, visto che non svolgono un incontro tra la pur scarsa offerta e l’elevata domanda di lavoro e neanche si occupano della questione principale: ovvero l’orientamento all’impiego o alla formazione. L’unica flebile speranza per il mondo giovanile nella nostra realtà locale, è rappresentata nell’immediato da “Garanzia giovani 2” e dal Servizio civile nazionale. Per il resto rimane il vuoto totale a conferma del fatto che non ci sono né piani di messa in sicurezza del settore giovanile, né tanto meno delle previsioni su come dovrà essere affrontata la ripresa.
Con il rischio lampante che possa avvenire un nuovo esodo al nord ed in altre nazioni, con conseguente svuotamento soprattutto dei comuni periferici. Sembra che i dati relativi al rientro per le vacanze estive e per quelle natalizie di tanti siciliani abbiano fatto più paura in termini di allarme per la diffusione del contagio, che non riflettere profondamente su quanta forza lavoro, quanta professionalità, quanta intelligenza, abbia dovuto abbandonare l’isola in cerca di una realizzazione di vita – fa notare senza mezzi termini il sindacalista.
A nome di tanti giovani lanciamo questo grido disperato perché la politica non sia più indifferente di fronte ad una questione sociale di così delicata rilevanza. Ci auguriamo che in tempi brevi a livello comunale, metropolitano e regionale, insieme si possa iniziare a ragionare su cosa fare per evitare che le nostre giovani generazioni non perdano la fiducia, ma si trovino davanti proposte concrete e fattive che, adesso, devono diventare priorità nell’agenda politica ad ogni livello”.