E’ stato detto e scritto più volte, uno degli effetti collaterali di questa pandemia è la solitudine soprattutto per gli anziani residenti nelle Rsa che non possono ricevere la visita dei loro cari.
“La solitudine negli anziani ha spesso esiti drammatici sulla loro salute fisica e mentale con rischio di depressione – spiega la responsabile della Rsa di Siracusa che si trova nel presidio ospedaliero Rizza di viale Epipoli, Concetta Serravalle – di fronte a questa perdita di affetti, di contatto umano, diventa necessario cercare un modo per ritrovarsi. Abbiamo accolto con grande emozione la particolare donazione di tende trasparenti da parte della famiglia Caschetto, che ci ha autorizzati a citarli e che ringraziamo, e abbiamo provveduto immediatamente al suo allestimento. C’è stata grande emozione tra gli operatori della Rsa davanti all’abbraccio di un figlio con la madre, distanti da mesi, vicini finalmente anche se separati da un sottile, impercettibile avvolgente cellophane”.
Che la solitudine negli anziani abbia spesso esiti drammatici sulla loro salute fisica e mentale con rischio di depressione e che di fronte a questa perdita di affetti, di contatto umano, diventi necessario cercare un modo per ritrovarsi è un concetto arrivato anche in altre parti della Sicilia dove evidentemente le video chiamate non bastano più. Anche all’Hospice dell’ospedale “Maria Paternò Arezzo” di Ragusa dove in effetti c’era già la stanza degli abbracci, un luogo accogliente dove i pazienti possono vivere momenti di serenità con i propri familiari. Ma l’arrivo della pandemia li ha privati di questo luogo e di questi attimi di gioia. Una scelta dolorosa, ma inevitabile per la loro salute.
La responsabile del reparto, Antonella Battaglia, coadiuvata dalla sua equipe, ha pensato, allora, di porre rimedio a questa situazione installando una parete di plastica ricavando, al centro del telo, delle maniche per l’inserimento delle braccia. Grazie alla tenda ai pazienti è permesso così di visitare e abbracciare in sicurezza i propri familiari.
Raffaela, una paziente oncologica, è stata la prima a volere vivere questo momento. Ha ritrovato il sorriso potendo riabbracciare la cognata che l’ha sempre accudita a distanza utilizzando le video chiamate. Adesso anche gli altri ospiti del reparto potranno abbracciare i propri familiari.