CATANIA – Centinaia di poliziotti, coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, hanno eseguito un’operazione antimafia nei confronti del clan Cappello Bonaccorsi, decapitando i nuovi assetti del sodalizio criminale. In campo gli agenti della squadra mobile, del servizio centrale operativo e reparti speciali della polizia.
Durante il blitz sono state eseguite perquisizioni che hanno consentito il sequestro di un arsenale, di sostanze stupefacenti e denaro in contante. Secondo il gip, Massimiliano Cappello e Salvuccio Jr Lombardo erano capi e organizzatori della cosca.
Emergono particolari agghiaccianti sulla brutalità del gruppo. “Quando di giorno ti svegli con la ‘mala’ (di cattivo umore, ndr) i gatti cominciano a cascare: questo è un segno, davanti la mia porta ‘bordello’ non ne voglio”, dice in video un uomo armato di fucile di precisione che alla fine mostra un gatto morto in strada, evidentemente ucciso da lui.
Nel video, diffuso per sottolineare la capacità di armi della cosca, si vede l’uomo impugnare un fucile con binocolo che racconta in dialetto di essersi “svegliato con la “mala”, probabilmente per i miagolii del gatto che poi ha ucciso.
Le indagini sono state avviate in seguito alla scarcerazione di Massimiliano Cappello, fratello dello storico leader Turi Cappello, avvenuta il 16 giugno 2019. Nel riprendere in mano le fila del clan, cominciò a organizzare a casa, dove era stato avviato un monitoraggio con videoriprese, incontri con esponenti storici dell’organizzazione. Altre volte i summit avvenivano in altre abitazioni di soggetti estranei al clan ma a disposizione degli indagati per scongiurare eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine. Cappello, inoltre, con l’aiuto di Emilio Gangemi, suo fedele collaboratore, gestiva una piazza di spaccio nel quartiere di San Giovanni Galermo.
Salvuccio Jr Lombardo, invece, nonostante la giovane età, era a capo della squadra più pericolosa della consorteria mafiosa, in quanto dotata di una notevole disponibilità di armi, la quale aveva la sua base operativa nei villaggi balneari di Campo di Mare e Ippocampo di Mare, nel parco dell’Oasi del Simeto. I due villaggi costruiti a ridosso del mare, e quindi già di per sé difficilmente accessibili, erano stati non solo colonizzati dagli indagati, ma trasformati in veri e propri fortini presidiati da impianti di video sorveglianza e da vedette.
A tal proposito, i sodali non solo trascorrevano spesso le notti aggirandosi in prossimità degli uffici di polizia, per monitorare l’eventuale uscita di mezzi che potessero lasciar presagire provvedimenti di cattura, ma avevano anche pianificato l’installazione di telecamere in corrispondenza di punti di interesse, tra i quali anche la sede della Squadra Mobile di Catania.
I NOMI. In manette sono finiti Massimiliano Cappello, 54 anni; Salvuccio Lombardo Junior, inteso “Salvucciu u ciuraru”, 27 anni; Sebastiano Cavallaro, inteso “Seby” o “baffo”, 29 anni; Renzo Cristaudo, 28 anni; Alessio Finocchiaro, 27 anni; Emilio Gangemi, 46 anni; Giuseppe Spartano, inteso “u Cussotu”, 32 anni; Costei Suru, alias “Mariu u rumenu”, 37 anni, Giuseppe Distefano, inteso “Pumpa”, 44 anni; Giuseppe Francesco La Rocca, alias “Colombrino”, 26 anni; Francesco Cavallaro, 36 anni; Domenico Alessandro Messina, 28 anni, già sottoposto per altra causa agli arresti domiciliari; Giusi Messina, 46 anni; Giovanni Santoro, inteso “Giuvanni sett’anni”, 38 anni.
Il provvedimento del gip è stato notificato in carcere anche a Giuseppe Paolo Rapisarda, inteso “Paolo cupittuni”, 39 anni, detenuto per altra causa.