Si è conclusa la conferenza delle Regioni per discutere dell’ipotesi di zona arancione in tutta Italia per un certo periodo e di possibili revisioni del sistema delle fasce.
“Abbiamo proposto di cambiare qualcosa sul meccanismo delle fasce e di evitare di creare una distinzione così netta su alcune attività economiche, soprattutto nell’attività di ristorazione tra la fascia gialla e la fascia arancione”, ha spiegato l’assessore alla Sanità in Sicilia, Ruggero Razza.
Tra i temi trattati ha fatto irruzione il taglio dei vaccini annunciato da Astrazeneca. Dalle 120 mila dosi previste a febbraio si passerà a 90-95 mila: è l’incidenza in Sicilia del taglio sulle forniture. “Non fa grande differenza – commenta Razza – Il resto l’azienda lo recupererebbe a marzo”.
Le Regioni hanno chiesto un cambio di passo sulle norme che determinano i colori, per evitare i continui cambi, legando le decisioni a parametri più oggettivi. Il tutto però senza abbassare la guardia perché le varianti corrono e impongono strette mirate ed immediate.
Le Regioni vogliono una diga ai contagi che rischiano di aumentare progressivamente, ma anche misure che tengano conto dell’oggettiva realtà dei casi sul territorio e chiedono che “per i provvedimenti che introducono restrizioni particolari per singoli territori si attivino anche contestualmente gli indennizzi per le categorie coinvolte. A questo scopo è anche necessario che i provvedimenti restrittivi regionali siano adottati con l’intesa del ministro della Salute”.
Ma sulla possibilità di una Italia tutta arancione, ovvero di restrizioni omogenee per l’intero territorio nazionale, si registrano dissensi all’interno della Conferenza delle Regioni.
Sulla proposta avanzata ieri dal presidente Stefano Bonaccini concordano la Toscana, la Campania, la Lombardia, ma il vicepresidente della Conferenza Giovanni Toti, governatore ligure, ha espresso la sua contrarietà. “Il paese si aspetta di ripartire”, ha detto.
E ha proposto una zona gialla nazionale, dunque con aperture di ristoranti, sport e spettacolo, e di estendere i passaggi di colore soprattutto a livello provinciale e comunale. Dissidi insomma anche se tutte le regioni concordano su una comunicazione tempestiva delle misure.
Una delle prime decisioni che dovrà prendere il governo sarà quella sullo stop della mobilità tra Regioni col decreto che scade il 25 febbraio: l’intenzione, visti i dati, è quella di prorogare il blocco almeno fino la 5 marzo quando scade il dpcm attuale che norma le misure anti Covid.