IL CAIRO – Il canale di Suez, una delle vie d’acqua più importanti al mondo, è ancora bloccato per il quarto giorno consecutivo a causa del porta-container gigante Ever Given, ‘spiaggiatosi’ su uno dei suoi lati.
Le operazioni per disincagliarlo si stanno rivelando molto difficili e si prevede che il blocco potrebbe durare anche “settimane”, con ripercussioni preoccupanti sul commercio mondale.
Si è già creato un ingorgo di quasi 200 navi, secondo dati delle ultime ore. La causa è la nave classe “megaship” lunga 400 metri e larga quasi 60 che martedì mattina, nel pieno di una tempesta di sabbia, si è incagliata nel tratto sud del canale mettendosi di traverso e ostruendolo completamente.
A conferma di preannunci, la navigazione è stata dichiarata “temporaneamente sospesa” dall’Authority che gestisce il canale e lo rimarrà fin quando il cargo battente bandiera panamense e operato da una società di Taiwan non sarà rimesso in navigazione.
L’armatore giapponese Shoei Kisen Kaisha, proprietario della Ever Given, ha avvertito che si stanno incontrando “estreme difficoltà” a disincagliarla e ha ammesso di non sapere quanto tempo ci vorrà a liberarla dalle sabbie.
Per spostare questa “pesante balena spiaggiata”, potrebbero essere necessari anche “giorni o settimane”, spiega il capo della Smit Salvage, una società olandese specializzata in questo tipo di operazioni che ha partecipato fra l’altro alla rimozione sia del relitto della Costa Concordia davanti all’Isola del Giglio svuotandone le cisterne, sia di quello del sottomarino nucleare russo Kursk.
Smit Salvage ha inviato a Suez un team di tecnici e l’Autorità del Canale di Suez ha sottolineato che sta intervenendo con due battelli-draga, quattro scavatrici e nove “rimorchiatori giganti”.
Il canale di Suez è un’allettante scorciatoia per portare merci dall’Asia all’Europa e viceversa senza dove fare il periplo dell’Africa e allungare il tragitto di due settimane: vi transita circa il 30% dei container in giro per il mondo (quasi 19 mila navi l’anno scorso) e circa il 12% del commercio mondiale, soprattutto petrolio (in media 1,74 milioni di barili al giorno l’anno scorso) e grano.
Per l’Italia si tratta del 40,1% dell’import-export marittimo, ossia 82,8 miliardi di euro (dati del Centro Studi di Intesa Sanpaolo). Una stima rilanciata da Bloomberg che indica in 9,6 miliardi di dollari al giorno il valore del traffico marittimo bloccato a Suez.
Le navi in coda sono già tra le 165 e le 185 secondo dati dell’agenzia. Dopo una fiammata del 6% mercoledì, nelle ultime ore le quotazioni del petrolio sono scese di oltre 5% su timori per l’evolversi della pandemia.
Analisti prevedono problemi di approvvigionamento per industrie che contano su forniture “just in time” come l’automotive e giganti dei trasporti come Maersk and e la tedesca Hapag-Lloyd hanno rivelato che stanno valutando opzioni per aggirare il blocco, incluso il periplo del capo di Buon Speranza.
L’authority del canale, che incassa quasi sei miliardi di dollari l’anno, ha ammesso di aver cominciato a perdere cento milioni di dollari al giorno senza contare gli indennizzi che saranno dovuti agli armatori.
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