ROMA – Via libera negli Stati Uniti al primo vaccino monodose anti Covid, quello della Johnson&Johnson, del quale è atteso in aprile l’arrivo in Europa e in Italia. L’annuncio del quarto vaccino contro la pandemia finora approvato arriva mentre la Gran Bretagna esulta per il traguardo di 20 milioni di persone vaccinate, pari a un terzo della popolazione del Regno. Intanto, la Repubblica Ceca pare voler seguire la strada scelta dall’Austria, ossia una trattativa autonoma con Mosca per la fornitura dello Sputnik V, e prima ancora applicata dall’Ungheria di Viktor Orban, che ha autorizzato il vaccino russo indipendentemente dall’ente regolatorio europeo, l’Ema.
Nei test, su 45.000 volontari il vaccino della Johnson & Johnson “si è dimostrato efficace al 77% nel prevenire la malattia grave a 14 giorni dalla vaccinazione e all’85% a distanza di 28 giorni”, ha sottolineato l’immunologo Anthony Fauci in una nota dei National Institutes of Health. “È importante sottolineare – ha aggiunto – che il vaccino è stato efficace al 100% nel proteggere contro la morte per Covid-19, dovunque sia stato testato”.
USO IN EMERGENZA. Quella della Food and Drug Administration è stata un’autorizzazione all’uso in emergenza. Una procedura che in Europa al momento non esiste, ma della quale si sta discutendo. A favore della luce verde per il nuovo vaccino hanno giocato, ha spiegato ancora Fauci, il fatto che “richiede una sola iniezione e che può essere facilmente trasportato e immagazzinato senza la necessità di uno speciale sistema di refrigerazione”. In Europa l’approvazione del vaccino della Johnson&Johnson ha una data “possibile ma non ancora certa”: l’11 aprile. Se fosse confermata, il via libera da parte della Commissione europea si avrebbe il 12 aprile e il 13 potrebbe arrivare l’ok dell’Agenzia Italiana del Farmaco.
Per il presidente di Farmindustria Massimo Scaccabarozzi, dopo le prime dosi in aprile “entro giugno potrebbero arrivare in Italia alcuni milioni di dosi e 27 milioni entro dicembre”. Quello di Johnson&Johnson è un “vaccino in più. Ne dobbiamo avere diversi perché c’è una domanda importante”. Con la Commissione Europea, ha aggiunto, “c’è un accordo di prelazione per 200 milioni di dosi fino alla fine dell’anno e, di questi, 27 milioni sono per l’Italia”. I prossimi vaccini che dovrebbero avere l’ok dell’Ema, forse tra il 20 e il 30 aprile, sono Novavax e Curevac; poi potrebbe essere la volta dello Sputnik V. È ancora una lunga attesa per l’Italia, che nel frattempo deve fare i conti con la scarsa disponibilità di dosi.
TRE IPOTESI. Al momento sono almeno tre le vie possibili per risolvere il problema. La prima sono gli impianti di produzione e, secondo Scaccabarozzi, “a fine anno potremmo immaginare di avere una produzione italiana, o quantomeno una partecipazione alla produzione anche da parte italiana”.
Una seconda via, proposta dal gruppo Italian Renaissance Team, che riunisce oltre mille esperti, punta all’acquisto di dosi aggiuntive da parte del nostro Paese su mercati non europei.
Una terza strada, che vede gli esperti divisi, riguarda la somministrazione di una sola dose. Per alcuni, a partire dal direttore della Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, è preferibile attenersi alle due dosi, la cui efficacia è stata dimostrata dalle sperimentazioni cliniche. Per altri è invece “un’ipotesi da non escludere”, come per Stefano Vella dell’Università Cattolica di Roma, per il quale gran parte del comportamento dei vaccini anti Covid si sta verificando sul campo.
Fatto sta che la ricetta di una dose subito per tutti e la seconda quando sarà disponibile è alla base del clamoroso successo del governo di Boris Johnson: 20 milioni di britannici hanno ricevuto almeno una dose di vaccino nel Regno Unito, circa 800.000 i richiami. “BINGO”, ha esultato a caratteri cubitali su Twitter Nadhim Zahawi, ministro coordinatore della campagna vaccinale. Anche perchè il numero di nuovi casi nel Regno Unito è crollato del 40% nell’ultima settimana e i decessi sono diminuiti di un terzo.
TAKIS. E’ partita la sperimentazione del vaccino tutto italiano anti Covid-19 ideato dalla Takis di Castel Romano (Roma) e sviluppato in collaborazione con la Rottapharm Biotech di Monza. Il primo volontario sano degli 80 previsti per la fase 1 è stato vaccinato oggi nell’ospedale San Gerardo di Monza, uno dei tre centri italiani che, in collaborazione con l’Università di Milano-Bicocca. E’ coinvolto nella sperimentazione clinica con l’Istituto Nazionale Tumori Fondazione Pascale di Napoli e l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma e l’Ospedale San Gerardo di Monza