PALERMO – Il giudice monocratico di Palermo ha condannato a un anno e 5 mesi di carcere per diffamazione Pino Maniaci, giornalista ed ex direttore dell’emittente tv Tele Jato per anni simbolo di battaglie antimafia.
Il giornalista è stato assolto dall’accusa di estorsione. Secondo l’accusa aveva preteso favori e denaro da amministratori locali minacciandoli, in caso di rifiuto, di avviare campagne mediatiche negative nei loro confronti. La pm Amelia Luise aveva chiesto 11 anni e 6 mesi.
“Dopo sei anni di un indecente linciaggio mediatico finalmente è arrivata la sentenza che ha assolto Pino Maniaci da tutte le accuse di estorsione che lo avevano ingiustamente inchiodato e distrutto in questi sei anni”, dice l’avvocato Antonio Ingroia (ex pm a Palermo) che ha difeso Maniaci assieme all’avvocato Bartolomeo Parrino.
“Dopo un’inaudita richiesta di pena per undici anni e mezzo – prosegue Ingroia -, richiesta che solitamente si riserva ai delinquenti più spregevoli, finalmente giustizia è fatta. Ma Pino Maniaci ha diritto non solo a che gli venga risarcito il danno subito, ma che gli vengano restituiti sei anni di vita distrutta, l’onore e la reputazione professionale indegnamente cancellata”.
Il processo nasce da una indagine della Dda di Palermo sulla mafia di Borgetto, paese della provincia di Palermo. L’inchiesta, a maggio del 2016, portò all’arresto di 10 esponenti del clan.
Nel caso fu coinvolto Maniaci, direttore dell’emittente televisiva Tele Jato, una piccola tv privata di Partinico, noto per le sue campagne antimafia. Secondo l’accusa il giornalista, a cui venne notificato il divieto di dimora a Palermo e Trapani, avrebbe ricevuto somme di denaro e agevolazioni dai sindaci di Partinico e Borgetto e da un assessore comunale di Borgetto. In cambio avrebbe assicurato una linea soft della sua tv sull’operato delle amministrazioni comunali.
Maniaci incappò nelle maglie della giustizia per caso. Da una intercettazione ambientale, a carico di un sindaco, in diretta sarebbe venuta fuori la consegna di una somma di denaro al giornalista. Circostanza che insospettì gli investigatori che decisero di metterlo sotto controllo.
Inizialmente Maniaci venne rinviato a giudizio insieme ai mafiosi. I suoi legali chiesero però lo stralcio della sua posizione che venne separata e trasmessa al giudice monocratico.
Il reato di diffamazione, per cui l’imputato è stato condannato, vede come parti offese il giornalista Michele Giuliano e il pittore Gaetano Porcasi. Maniaci si è sempre detto innocente sostenendo di essere stato coinvolto nell’indagine per le sue inchieste sulla cattiva gestione dei beni confiscati alla mafia che vedeva coinvolte la presidente della sezione misure di prevenzione Silvana Saguto.
Estorsione, Maniaci assolto: “Trattato come delinquente spregevole”
Palermo: il giornalista antimafia condannato solo per diffamazione