Quante volte ci siamo chiesti, in particolare gli uomini che ne soffrono e le rispettive compagne, se si trattasse di un vero disturbo di erezione o semplicemente di una questione di ansia da prestazione?
Adesso uno studio clinico dal titolo “Differences in Penile Hemodynamic Profiles in Patients with Erectile Dysfunction and Anxiety” pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale Journal of Clinical Medicine, ad opera degli endocrinologi del Policlinico Universitario di Catania in collaborazione con i colleghi dell’Università di Catanzaro, suggerisce un originale algoritmo diagnostico in grado di facilitare la comprensione di questa difficile diagnosi differenziale, che comporta nei fatti, strategie terapeutiche completamente differenti.
“Ci siamo basati sull’analisi velocitometrica delle arterie cavernose dopo stimolo farmacologico – spiegano Aldo Calogero e Sandro La Vignera -, l’erezione è un fenomeno neuro-endocrino-vascolare inducibile mediante somministrazione locale (in sede intracavenosa) di sostanze vasoattive. Nel nostro disegno di studio, lo stesso stimolo farmacologico veniva fornito a pazienti che riferivano un grado severo di deficit della funzione erettile (in accordo a punteggi standardizzati), ma con una diversa stratificazione del disturbo di ansia (da lieve a grave) comprovato dalla somministrazione di uno specifico questionario”.
“I pazienti con livello di ansia più grave dopo avere superato l’impatto dell’ipertono adrenergico (fenomeno strettamente correlato al disturbo di ansia, in pratica una fase transitoria di potente vasocostrizione delle arterie del pene che ne impedisce il rilassamento del tessuto muscolare erettile), riscontrabile nei primi minuti successivi alla somministrazione del farmaco (in particolare le rilevazioni flussimetriche ottenute dopo 5 e 10 minuti), recuperano, con il trascorrere dei minuti (rilevazione a 15 e 20 minuti) una normale velocità di flusso arterioso a livello delle arterie cavernose”.
“Ne deriva un profilo di ripresa vascolare ritardato, che contraddistingue i pazienti con livello di ansia più severo. Questa evidenza comporta due considerazioni di ordine pratico: 1. La diagnosi vascolare formulata tra i 5 e i 15 minuti dopo la somministrazione dello stimolo farmacologico (molto frequente nella pratica clinica), indurrebbe in una falsa ipotesi diagnostica di insufficienza arteriosa distrettuale, con ricadute farmacologiche differenti; 2. La normalizzazione dei parametri vascolari che si realizza dopo circa 20 minuti dalla somministrazione dello stimolo farmacologico, suggerisce la promozione di strategie sessuologiche finalizzate alla migliore gestione dell’ipertono adrenergico in questo particolare setting di pazienti, in un’ottica di approccio necessariamente multidisciplinare”.