“Ancora spari sulla migrazione dei rapaci sul versante calabrese dello Stretto di Messina, mentre migliaia di esemplari, in gran parte appartenenti alla specie falco pecchiaiolo, passavano da una sponda all’altra per risalire lo stivale e raggiungere le aree di nidificazione nel nostro Paese e in Europa”. Lo affermano, in una nota, i volontari della Lipu BirdLife Italia, che, in collaborazione con le associazioni Legambiente, Man (associazione mediterranea per la natura) e Wwf Italia, hanno effettuato un campo antibracconaggio dal 24 aprile all’8 maggio a supporto dell’operazione Adorno dei carabinieri forestali e con il Coordinamento operativo locale gestito dal gruppo carabinieri forestali di Reggio Calabria.
“Diverse migliaia – proseguono nel comunicato – i rapaci conteggiati sullo stretto nelle due settimane di attività di campo, la maggior parte dei quali falchi pecchiaioli, cui si sono aggiunti 107 esemplari di cicogna bianca. Sono state le giornate del 7 e 8 maggio quelle con il maggior passaggio di rapaci migratori, e di conseguenza quelle in cui si è avvertita più intensa l’azione dei bracconieri: molti gli spari uditi in varie parti del versante calabrese dello Stretto di Messina, uno dei sette ‘black spot’ del bracconaggio in Italia individuato all’interno del Piano nazionale antibracconaggio, noto soprattutto per la caccia illegale al falco pecchiaiolo.
Lo Stretto è tra i tre più importanti corridoi europei per la migrazione degli uccelli. Ogni anno, soprattutto in primavera, sono circa 30mila i rapaci che lo percorrono, provenienti dall’Africa e diretti verso i luoghi di nidificazione in Italia o nel resto d’Europa. Durante il campo, sostenuto dal progetto Flight for survival e dalla Fondazione Mava (https://flightforsurvival.org/), i partecipanti si sono avvalsi delle informazioni provenienti dai volontari dell’associazione Man posizionati sul versante siciliano, che annunciavano, in tempo reale, il passaggio dei rapaci verso la Calabria”.
“Il bracconaggio sui rapaci migratori di passaggio nello Stretto di Messina – dichiara Giovanni Albarella, coordinatore del campo antibracconaggio della Lipu in Calabria – è un problema ancora presente soprattutto in Calabria, anche se, rispetto al passato, si è molto ridotto. L’azione che Lipu svolge da oltre 35 anni sullo Stretto con altre associazioni e a supporto delle forze dell’ordine, in particolare l’ex Corpo forestale ora Carabinieri forestali, ha dato ottimi risultati ma la guardia sul fenomeno non va abbassata e i nostri sforzi vanno intensificati. Soprattutto è necessaria e urgente una revisione delle leggi a tutela della fauna selvatica, come previsto dal Piano d’azione nazionale e come chiesto chiaramente dall’Europa, a partire dalle modifiche normative che prevedono l’inasprimento delle pene, in modo da avere anche un’efficace strumento deterrente. Cosa attendono ad agire, il ministro dell’Ambiente, il Governo e il Parlamento?”.
“Basta bracconaggio sullo Stretto di Messina”
Sos della Lipu, migliaia di esemplari in pericolo