CATANIA – Sabotavano i concorrenti presidiando anche di notte le camere mortuarie dell’ospedale di Caltagirone per assicurarsi i servizi di onoranze funebri dei pazienti deceduti. E’ l’accusa contestata a nove persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare eseguita dai carabinieri del comando provinciale di Catania.
Sono indagate, a vario titolo, per associazione per delinquere, illecita concorrenza con minaccia o violenza, violazioni di sepolcro, furti aggravati, rivelazione ed utilizzazione di segreti d’ufficio, minaccia, interruzione di un ufficio o servizio pubblico, nonché di minaccia a pubblico ufficiale ed istigazione alla corruzione.
Cinque le persone arrestate, una delle quali posta ai domiciliari; per le altre due obblighi di dimora e di presentazione e due obblighi di dimora ‘semplici’.
L’inchiesta è stata avviata dopo le denunce di una ditta di onoranze funebri. Le indagini dei militari dell’Arma della locale compagnia, spiega la Procura, hanno permesso di “scoprire un gruppo criminale che aveva il suo centro logistico nell’ospedale Gravina e Santo Pietro di Caltagirone, oggetto di vera e propria occupazione militare”.
Il gruppo, secondo i pm, “non esitava a minacciare ed aggredire, anche fisicamente, il personale sanitario impegnato a far rispettare le norme anti Covid-19”, come accaduto a un infermiere che è stato anche minacciato di morte da uno degli indagati.
Secondo l’accusa, il gruppo, anche “col supporto di alcuni operatori in servizio nell’ospedale”, si sarebbe reso responsabile di “atti di concorrenza illecita verso altre imprese operanti nel settore delle onoranze funebri” come “danneggiamenti di arredi funerari, furti di parti di essi, l’appropriazione dei talloncini identificativi collocati sulle salme, una volta strappato anche da un feto”.
Quest’ultimo metodo avrebbe permesso di “assicurare per sé il rintraccio dei parenti ai quali proporsi per le onoranze funebri e, al contempo, per evitare che altri concorrenti nel settore potessero entrare in possesso delle informazioni anagrafiche contenute”.
Nella camere mortuarie, inoltre, il gruppo avrebbe eseguito la “‘perquisizione’ delle salme con minuziose ricerche” con “l’appropriazione di monili, oggetti preziosi o semplici coroncine del rosario posizionate tra le mani dei defunti”.
Dalle indagini è emerso anche un episodio di istigazione alla corruzione: un operatore in servizio al pronto soccorso avrebbe promesso un appartenente all’associazione a delinquere alla dazione denaro in cambio della segnalazione di un paziente non deambulante che aveva bisogno di essere trasportato in ambulanza.
Gli arrestati sono Paolo Agnello, di 57 anni, Massimiliano Indigeno, di 47, Alfredo Renda, di 68, e Davide Annaloro, di 46. Ai domiciliari è stato posto Alberto Agnello, di 56 anni.
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