Stava per mettere in crisi il sistema vaccinale nel momento cruciale della sua implementazione nell’organizzazione sanitaria italiana contro la pandemia. Parliamo del cosiddetto “nesso di causalità”, come lo definiscono i medici legali, tra la somministrazione del vaccino e l’evento avverso che può diventare, anche se raramente, per fortuna, fatale.
Cristoforo Pomara, direttore dell’Istituto di Medicina legale del Policlinico di Catania e ordinario di Medicina legale dell’Università di Catania, ha costituito un collegio di diverse professionalità coinvolgendo anche ricercatori di altre università italiane per studiare attentamente le eventuali correlazioni.
Con lui hanno lavorato Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Giovanni Maurizio Giammanco, Antonello Giarratano, Sebastiano Fabio Garozzo, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo, Pier Mannuccio Mannucci e Paolo Zamboni.
Gli studi sono stati pubblicati sulle riviste Haematologica e Diagnostics e sono stati autorizzati dalle Procure che avevano preso in carico gli episodi dal punto di vista giudiziario.
“Da una revisione della letteratura – spiega Pomara – emerge che ad oggi siamo tra i pochi in Italia ad aver pubblicato i risultati relativi a indagini post mortem in casi del genere. Se guardiamo all’esecuzione di indagini immunoistochimiche, possiamo affermare di essere stati gli unici a livello mondiale ad aver eseguito accertamenti di questo tipo”.
“In quest’ottica è fondamentale rimarcare il ruolo cruciale che l’autopsia riveste in casi similari. L’indagine post mortem rimane il gold standard per definire non solo la causa esatta della morte, ma anche i processi fisiopatologici a essa correlati. Sebbene questo importante concetto sia costantemente rimarcato, diversi scienziati considerano, erroneamente, l’autopsia obsoleta”.
“Ricordo, per esempio, che nella prima fase del periodo della pandemia da Covid-19, solo un numero limitato di autopsie è stato eseguito in tutto il mondo, contribuendo tuttavia in modo importante alla definizione dei meccanismi fisiopatologici del virus”.
“Diversi governi hanno spesso scoraggiato, se non addirittura proibito, l’indagine post mortem – continua Pomara – sempre col mio gruppo, lo definimmo in una pubblicazione internazionale di maggio 2020, come il “lockdown” della scienza. Per quanto concerne gli eventi avversi fatali da somministrazione vaccinale, è opportuno evidenziare che è attivo un monitoraggio costante a livello nazionale e internazionale relativo alle reazioni avverse da vaccino. Tuttavia, ad oggi, l’accertamento autoptico resta una eventualità e non un obbligo: al contrario, noi siamo fermamente convinti che non si possa prescindere dallo stesso al fine di definire il nesso di causalità”.
“Non a caso, nella pubblicazione su Diagnostics, proponiamo un workflow in cui riteniamo indispensabile il ricorso alle indagini autoptiche nell’accertamento del nesso di causalità. L’auspicio è che la comunità scientifica e i governi raccolgano quest’invito – aggiunge -. Ad oggi, sulla base delle evidenze scientifiche, i risultati condotti su soggetti in cui è stato accertato il nesso di causalità tra somministrazione vaccinale e decesso mostrano la presenza costante di micro-trombi diffusi e aree emorragiche a livello encefalico”.
“I meccanismi alla base di questa sindrome denominata trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino, o VITT, sono ancora in via di definizione. Il meccanismo più probabile è che a seguito della somministrazione vaccinale, in rarissimi soggetti, vi sia la produzione di anticorpi che legano PF-4, il potente fattore di attivazione delle piastrine, generando una serie di eventi che porta all’exitus del paziente nei casi più gravi”.
“La grande sfida per la comunità scientifica nella lotta contro il Covid-19 è rappresentata dal successo della campagna di vaccinazione globale e in questa luce è importante fornire prove scientifiche per dissipare i dubbi dell’opinione pubblica, che finirebbero per rallentare questo processo. Pertanto, è opportuno evidenziare che i dati raccolti fino ad ora confermano l’estrema rarità della VITT e soprattutto la possibilità di diagnosticarla in tempo e trattarla in modo che non sia fatale”.
“I vaccini sono ad oggi l’unica vera arma contro il virus e la sua diffusione – conclude Pomara -, è fondamentale studiare anche rari casi mortali perché l’ignoranza genera mostri. I vaccini sono sicurissimi e i loro rari effetti avversi molto minori se paragonati all’assunzione di qualsiasi altro farmaco. Inutile fare esami prima del vaccino e solo in presenza di chiari sintomi spia al limite, dietro consulto specialistico farne di specifici. In queste ore anche i miei figli si vaccineranno e non mi importa con che vaccino. La vaccinazione è segno di educazione civica e rispetto degli altri”.