CATANIA – “Era il 23 giugno 2017 quando Sinistra italiana, Catania bene comune e il comitato No Pua, denunciavano i rischi ambientali dovuti agli sversamenti in mare di liquami provenienti soprattutto dalla zona industriale e trasportati dai torrenti Fontanarossa, Forcile e da altri canali che scaricano alla Plaia”.
Contro “l’immobilismo dell’amministrazione” che “lascia i gestori in grave difficoltà e i cittadini senza la possibilità di poter fruire del mare in condizioni igieniche accettabili” si schiera l’opposizione etnea, appoggiata dalla deputata del gruppo Misto Simona Suriano, che ha presentato un’interrogazione al ministero per la Transazione Ecologica sul caso degli scarichi nel mare della Plaia denunciato da un articolo di stampa locale e dal presidente Assobalneari isolani.
“I gestori dei lidi, tramite Luca Maimone (Presidente assobalneari Sicilia), dichiarano di non poter aprire finché, non iniziano i lavori per evitare lo sversamento dei reflui industriali e civili a mare”, attaccano Cbc, Si e No Pua, ricordando che lo scorso aprile la commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e agli illeciti ambientali ha ascoltato il procuratore etneo Zuccaro sulla questione dei rifiuti e sulla inadeguatezza del sistema di depurazione, compreso Pantano d’Arci.
“In quell’occasione l’assessore Cantarella rendeva noto che, dopo tre anni dall’insediamento della giunta, il sindaco Pogliese stava ancora lavorando alla progettazione definitiva del ‘nuovo’ depuratore di Pantano d’Arci. Il sindaco e gli assessori della sua giunta che a ogni piè sospinto si riempiono la bocca parlando di lavoro, turismo, destagionalizzazione, nei fatti non sono capaci neanche di mettere la solita pezza ‘sbarrando’ i torrenti”.
Per Suriano “succede che da decenni a Catania i lidi balneari del lungo litorale sabbioso della Plaia sono costretti ad attendere la chiusura letterari dei canali di scarico della zona industriale per poter aprire e consentire la balneazione. Così gli sversamenti inquinano e continuano ad inquinare il mare etneo danneggiando i cittadini, gli imprenditori e il turismo. E’ così che si agevola la ripresa economica?”.
“Sul caso – prosegue – c’è un fascicolo aperto della procura etnea e sta compiendo il suo lavoro anche una commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti. Si tratta di un vero e proprio caso, purtroppo non isolato in Sicilia, che è una terra con miriadi di infrazioni per quanto concerne la depurazione. Però Catania non può aspettare che gli scarichi cessino nel centro della stagione balneare e occorre mettere in campo interventi immediati per la cessazione di tale situazione e la risoluzione di una problematica ambientale tanto grave quanto pericolosa”.