E’ il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci a difendere a spada tratta il ritorno in giunta dell’assessore alla Salute, Ruggero Razza, che si era dimesso dopo avere ricevuto un avviso di garanzia per l’inchiesta sui dati falsi del Covid in Sicilia. “Lui non voleva rientrare e siccome ho commesso io l’errore di accettare a poche ore dalla notizia dell’avviso di garanzia, allora gli ho detto che doveva ritornare in Giunta”.
“Responsabilità politiche? Io mi sono sempre preso le mie responsabilità. E mi assumo la responsabilità di avere chiesto ad una persona perbene, indagata come tanti altri all’Ars, di tornare al proprio posto perché ho sempre detto che un avviso di garanzia non è una condanna, non lo sono neppure un rinvio a giudizio o una condanna di primo e secondo grado”.
“La legge stabilisce con chiarezza le incompatibilità, e fino a quando non arrivano a quelle leggi io, che non sono di sinistra, ma notoriamente di destra, sono garantista. Fino a un eventuale terzo grado di giudizio per me una persona è innocente. Chi la non pensa come me è forcaiolo”.
“Se in Italia tutti i politici gli uomini di governo raggiunti da avviso di garanzia dovessero dimettersi -ha aggiunto il governatore – dovremmo fare le elezioni ogni sei mesi. E siccome l’equilibrio tra politica e magistratura è la garanzia della democrazia, quando viene meno viene meno il diritto alla democrazia.
Musumeci risponde anche a chi sostiene che la scelta di richiamare Razza non sarebbe stata presa bene dai partiti che compongono la coalizione di maggioranza alla Regione. Tra ieri e oggi nessuna nota ufficiale se non quella di alcuni deputati regionali di Diventerà Bellissima, il movimento fondato proprio da Musumeci e Razza. “Fibrillazioni in maggioranza? Nessuna – ha aggiunto – sapeste gli applausi della maggioranza ieri sera al rientro dell’assessore, quanti messaggi ho ricevuto. Siamo tutti felici di avere una persona per bene al suo posto per completare il cammino che ha avviato prima e durante la pandemia”. Musumeci ha ribadito il proprio “rispetto assoluto per la magistratura e per il corso che continuerà a fare”.