L’esponente della Lega Massimo Adriatici, avvocato e assessore alla Sicurezza del Comune di Voghera, ha sparato in piazza il colpo di pistola che ieri sera ha ucciso un 39enne di nazionalità marocchina dopo una lite.
Adriatici si difende: uno spintone l’avrebbe fatto cadere a terra e in quel mentre sarebbe partito il colpo fatale. Arrestato, è ai domiciliari, indagato per eccesso colposo in legittima difesa. Matteo Salvini commenta: “Altro che far west a Voghera, si fa strada l’ipotesi della legittima difesa”. Scoppia la polemica nella maggioranza: “Stop alle armi private”, dice Enrico Letta.
Ex poliziotto, docente di Diritto processuale penale noto per le sue battaglie contro la “mala movida” e per l’applicazione del Daspo urbano nei confronti di senzatetto e mendicanti: questo in sintesi il profilo di Adriatici.
Ha indossato la divisa della polizia per 16 anni e la sua carriera, iniziata nel 1995 come agente, si è conclusa nel 2011 con il grado di sovrintendente, dopo aver vinto il concorso pubblico per diventare avvocato, professione per cui ha smesso di portare il distintivo. L’assessore leghista era stato poliziotto proprio a Voghera, la cittadina in cui è avvenuto l’omicidio di cui è originario e dove è molto conosciuto.
E’ di ieri la sua ultima ordinanza: entrata in vigore poche ore prima dell’uccisione dell’uomo, impone il divieto di vendere bevande alcoliche fresche in bottiglie di vetro. Adriatici era un assessore “presente, che si faceva vedere e girava parecchi locali”, racconta oggi il gestore di un bar di Voghera. E c’è chi racconta che andasse di persona a controllare il rispetto delle ordinanze contro la movida violenta. In un’intervista di qualche tempo fa affermava che “l’uso di un’arma deve essere giustificato da un pericolo reale. Sparare deve essere l’extrema ratio, l’ultima possibilità da mettere in atto se non ne esistono altre”.